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Il nunzio in Turchia? E' arrivato direttamente da Taiwan

Monsignor Fitzpatrick Russell | Monsignor Fitzpatrick Russell saluta il presidente di Taiwan | www.president.gov.tw Monsignor Fitzpatrick Russell | Monsignor Fitzpatrick Russell saluta il presidente di Taiwan | www.president.gov.tw

La Turchia ha un nuovo nunzio da un po', e viene direttamente dalla Cina. Il suo nome è Paul Fitzpatrick Russell, e il suo ultimo incarico è stato appunto quello di incaricato d’affari presso la nunziatura di Taiwan, che in realtà ha sempre mantenuto la denominazione di nunziatura di Cina. Il suo nuovo incarico di nunzio di Turchia e Turkmenistan è stato annunciato il 19 marzo. Il nuovo "ambasciatore del Papa" sarà ordinato arcivescovo titolare di Novi il prossimo 3 giugno.

Con la sua nomina, si ricompongono i ranghi della Chiesa di Turchia. Mentre il Papa era in viaggio a Lesbo, lo scorso 16 aprile, è stato annunciato il nome del nuovo Vicario Apostolico di Istanbul, il francescano di origine messicana padre Ruben Tierrablanca, che da tempo era in Turchia con un forte impegno anche nel dialogo interreligioso. E prima di lui, era stato nominato vicario d’Anatolia il gesuita Paolo Bizzeti, che era così tornato nella Turchia che lo aveva visto già come missionario.

Statunitense di Greenfield, sacerdote dal 1987 e laureato in diritto canonico, monsignor Fitzpatrick Russell è al servizio diplomatico della Santa Sede dal luglio 1997. Tra i suoi primi incarichi, nel 2000, quello nella rappresentanza pontificia di Turchia. Prima era stato in Etiopia, poi ha conosciuto il lavoro diplomatico della Santa Sede in Nigeria e infine in Cina, dove è stato dal 2008.

La sua nomina è interessante per due motivi. Il primo è che ricompone definitivamente la crisi diplomatica tra Santa Sede e Turchia. La crisi era nata a  seguito del fatto che Papa Francesco si era riferito al massacro degli armeni ad opera dei turchi come “genocidio” nell’indirizzo di saluto alla Santa Messa per i fedeli di rito armeno il 12 aprile 2015. La Turchia non accetta il termine “genocidio” – che ha tra l’altro un connotato giuridico particolare – e per questo motivo aveva richiamato in patria l’ambasciatore presso la Santa Sede Mehmet Pacaci. Allo stesso modo, l’arcivescovo Antonio Lucibello, che era nunzio in Turchia dal 2005, aveva senza troppo clamore lasciato l’incarico di nunzio.

L’occasione per il disgelo tra Santa Sede e Turchia era stata – lo scorso 3 febbraio - la consegna di un libro al Papa da parte di Rinaldo Marmara, addetto culturale della Conferenza Episcopale Turca. La consegna del libro fece scaturire una serie di reazioni positive che portarono al rientro a Roma di Pacaci.

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La nomina di Fitzpatrick Russell a nunzio ha così completato il quadro, e permesso a Santa Sede e Turchia di riprendere le relazioni con serenità, anche in vista del prossimo viaggio di Papa Francesco in Armenia, previsto dal 24 al 26 giugno.

Fitzpatrick Russell ha però anche lasciata sguarnita la sede della nunziatura di Cina, dove un nunzio non c'era da molto tempo, ma dove era sempre rimasto un incaricato di affari. Era una presenza importante. Basti notare che quando Ambrose Madtha, il predecessore di Fitzpatrick Russel a Taiwan, fu promosso nunzio in Costa d’Avorio, il fatto che il suo successore non fosse stato nominato immediatamente lasciò pensare a un tentativo di disgelo nei confronti della Cina.

Perché lo scoglio della nunziatura a Taiwan è uno dei punti dirimenti del rapporto tra le autorità cinesi e la Chiesa di Roma. La Santa Sede ha sempre cercato di mantenere un equilibrio nei rapporti con la Cina continentale senza però entrare in urto con l’isola, dove la comunità cattolica ha un certo peso.

La nunziatura dell’isola non ha ancora ufficialmente chiuso, ma di certo l’assenza di Fitzpatrick Russell e la non contestuale nomina di un suo successore fa pensare a un ramo d’ulivo lanciato nei confronti della Cina.

Un viaggio in Cina è uno dei sogni di Papa Francesco, e la diplomazia vaticana, favorita anche dalla necessità del governo cinese di mostrare una certa apertura, sta cercando in tutti i modi di facilitare i rapporti, nonostante eventi come l’abbattimento delle croci in alcune province della Cina mostrino ancora delle ferite aperte. La recente intervista di Papa Francesco ad Asia Times era un segnale. Quindi, il Cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato, ha concesso una intervista alla rivista San Francesco che sbarca in Cina nella sua versione in cinese mandarino. Nell’intervista, il Cardinal Parolin ha sottolineato che il “dialogo vince ogni difficoltà” e che ci sono “molte speranze” con la Cina.