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Il Papa: “ Dobbiamo riconoscere quando siamo stati indifferenti”

Nell’Angelus di oggi il Papa commenta la parabola del Buon Samaritano

Angelus  |  | Vatican Media / ACI Group Angelus | | Vatican Media / ACI Group

Alle ore 12 di oggi, come ogni Domenica, Francesco si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i pellegrini e i fedeli convenuti in Piazza San Pietro. Il tema di oggi è la parabola del Buon Samaritano.

"Sullo sfondo c’è la strada che da Gerusalemme scende a Gerico, lungo la quale giace un uomo picchiato a sangue e derubato dai briganti. Un sacerdote di passaggio lo vede ma non si ferma, passa oltre; lo stesso fa un levita, cioè un addetto al culto nel tempio. Invece un Samaritano, – dice il Vangelo – che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. L’Evangelista tiene a precisare che era in viaggio. Dunque, quel Samaritano, pur avendo i suoi programmi ed essendo diretto a una meta lontana, non trova scuse e si lascia interpellare da ciò che accade lungo la strada. Pensiamoci: il Signore non ci insegna a fare proprio così? A guardare lontano, alla meta finale, mettendo tuttavia molta attenzione ai passi da compiere, qui e adesso, per arrivarvi”, dice il Papa.

Per il Pontefice il discepolo di Cristo cammina seguendo Lui, e così diventa “discepolo della Via”. “Va dietro al Signore, che non è un sedentario, ma sempre in cammino: per la strada incontra le persone, guarisce i malati, visita villaggi e città”, continua Francesco.

“Camminando sulle orme di Cristo, diventa un viandante, e impara – come il Samaritano – a vedere e ad avere compassione”, sottolinea il Papa.

“Il Vangelo ci educa a vedere: guida ognuno di noi a comprendere rettamente la realtà, superando giorno dopo giorno preconcetti e dogmatismi. E poi seguire Gesù ci insegna ad avere compassione: ad accorgerci degli altri, soprattutto di chi soffre, di chi ha più bisogno. E di intervenire come il Samaritano.

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Davanti a questa parabola evangelica può capitare di colpevolizzare o colpevolizzarsi, di puntare il dito verso altri paragonandoli al sacerdote e al levita, oppure di colpevolizzare sé stessi enumerando le proprie mancanze di attenzione verso il prossimo. Ma vorrei suggervi un altro tipo di esercizio. Certo, dobbiamo riconoscere quando siamo stati indifferenti e ci siamo giustificati, ma non fermiamoci lì”, questo il consiglio del Papa. "Io spesso domando fai elemosina e tocchi la mano della persona a cui dai la moneta? Se tu dai l'elemosina senza toccare le miserie, quella elemosina è per te. Vi lascio questo pensiero", conclude il Papa.

Subito dopo la preghiera mariana il Papa passa ai consueti saluti. 

Mi unisco al dolore del popolo dello Sri Lanka che continua a subire gli effetti dell’instabilità economica e politica”, dice il pontefice. Il Papa chiede di “non ignorare il grido dei poveri e necessità della gente”.

Poi nei pensieri del Papa c’è la Libia , “esorto tutti a cercare convinzioni convincenti”.

“Rinnovo la mia vicinanza al popolo ucraino , prego per tutte le famiglie , i feriti , i malati. Che Dio mostri la strada per porre fine alla guerra”, dice il Papa.