Dopo don Bosco, Giuseppe Cottolengo, i malati nel cuore del Papa: “non potevo venire a Torino senza fermarmi in questa casa.” Un incontro privato senza immagini in diretta come era successo già a Napoli. Ad attenderlo qualche centinario di malati all'interno della struttura, che il Papa saluta uno per uno; all'esterno altri 500.

Nel suo discorso il Papa ricorda ancora le vittime della cultura dello scarto, gli anziani: “La loro longevità non sempre viene vista come un dono di Dio, ma a volte come un peso difficile da sostenere, soprattutto quando la salute è fortemente compromessa. Questa mentalità non fa bene alla società, ed è nostro compito sviluppare degli “anticorpi” contro questo modo di considerare gli anziani, o le persone con disabilità, quasi fossero vite non più degne di essere vissute. Con che tenerezza invece il Cottolengo ha amato queste persone! Qui possiamo imparare un altro sguardo sulla vita e sulla persona umana!”

Quindi ricorda che “la ragion d’essere di questa Piccola Casa non è l’assistenzialismo, o la filantropia, ma il Vangelo: il Vangelo dell’amore di Cristo è la forza che l’ha fatta nascere e che la fa andare avanti: l’amore di predilezione di Gesù per i più fragili e i più deboli.”  Dopo l’incontro il Papa è andato alla grande festa finale dei giovani di nuovo in piazza Vittorio Veneto.