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Il Papa ai religiosi, le sfide, il discernimento, e i processi da avviare a Milano

Il Papa nel duomo di Milano  |  | CTV
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Il Papa recita l' angelus in piazza del duomo  |  | CTV
Il Papa recita l' angelus in piazza del duomo | | CTV
Il Duomo di Milano  |  | Osservatore Romano / Aci Group
Il Duomo di Milano | | Osservatore Romano / Aci Group

In piazza Duomo c’è tanta gente che aspetta il Papa  che arriva puntuale alle 10 in vettura panoramica. Ci sino i preti della diocesi, i religiosi,  gli chiedono come evangelizzare il mondo di oggi. Francesco entra in Duomo, saluta i preti del Capitolo e poi va a pregare allo Scurolo.

Ai sacerdoti parla di sfida. Quella della evangelizzazione oggi come nei primi secoli del cristianesimo. “Dobbiamo temere una fede senza sfide, una fede che si ritiene completa, come se tutto fosse stato detto e realizzato” dice Francesco.

E “la evangelizzazione non sempre è sinonimo di prendere i pesci  è il Signore che prende i pesci quando come e dove non sappiamo noi siamo strumenti” e  “non perdere la gioia di evangelizzare come scritto nella Evangeli nuntiandi -dice -che è il più grande documento pastorale del dopo Concilio”.

Non bisogna temere le sfide ribadisce Papa Francesco che ci aiutano a far si che la nostra fede non diventi “ideologica”.

Poi ci sono i carismi da gestire, una storia da gestire, e, dice il Papa “ la Tradizione ecclesiale ha una grande esperienza di come “gestire” il molteplice all’interno della sua storia e della sua vita” e un modo per affrontare il mondo “riconoscendo gli aspetti luminosi e gli aspetti oscuri” distinguendo tra gli eccessi di uniformità o di relativismo: “due tendenze che cercano di cancellare l’unità delle differenze, l’interdipendenza. La Chiesa è una nelle differenze”.

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E il Papa aggiunge: “Quante volte abbiamo confuso unità con uniformità? O quante volte abbiamo confuso pluralità con pluralismo? Lo Spirito Santo fa la pluralità. In entrambi i casi ciò che si cerca di fare è ridurre la tensione e cancellare il conflitto o l’ambivalenza a cui siamo sottoposti in quanto esseri umani. Cercare di eliminare uno dei poli della tensione è eliminare il modo in cui Dio ha voluto rivelarsi nell’umanità del suo Figlio. Tutto ciò che non assume il dramma umano può essere una teoria molto chiara e distinta ma non coerente con la Rivelazione e perciò ideologica. La fede per essere cristiana e non illusoria deve configurarsi all’interno dei processi umani senza ridursi ad essi”.

Il Papa ritorna sul tema del discernimento per dare anche ai giovani la capacità di andare sul cammino della vita con lo Spirito Santo.

Dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento dice, e questo richiede una grazia.

Una domanda viene da un diacono permanente cui il Papa ricorda che si tratta di “una vocazione familiare che richiama il servizio come uno dei doni caratteristici del popolo di Dio. Il diacono è – per così dire – il custode del servizio nella Chiesa. Il servizio alla Parola, il servizio all’Altare, il servizio ai Poveri”. E dice, voi “siete sacramento del servizio a Dio e ai fratelli”. Niente clericalismi quindi, ma servizio. Il Papa ripropone alcuni passi delle Scritture, le commenta e ricorda il compito del diacono, del vescovo, del presbitero. “Voi diaconi siete i custodi del servizio nella Chiesa”.

E c’è poi il tema della minoranza o meglio della “minorità” che non deve significare rassegnazione perché “la nostra fede è sfidata a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata”.

E’ un atteggiamento francescano, dice il Papa. Pochi si, rassegnati no, dice il Papa. E se si cade nella rassegnazione perdiamo misericordia che invece da la pace.

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E aggiunge che le congregazioni “non sono nate per essere la massa, ma un po’ di sale e un po’ di lievito, che avrebbe dato il proprio contributo perché la massa crescesse; perché il Popolo di Dio avesse quel “condimento” che gli mancava”.

Avviare processi quindi più che occupare spazi. Ma attenzione, dice il Papa “potete pensare un pasto con molto sale? O una pasta totalmente fermentata? Nessuno lo mangerebbe, nessuno potrebbe digerirla. Oggi, la realtà ci chiama ad avviare processi più che occupare spazi, a lottare per l’unità più che attaccarci a conflitti passati, ad ascoltare la realtà, ad aprirci alla “massa”, al santo Popolo fedele di Dio, al tutto ecclesiale. Il Papa parla delle strutture da gestire, “ magari una economa che fa crollare tutto è una grazia”  sennò si perde la povertà”.

E aggiunge: “ Ciò che il Papa può dirvi è questo: siete poche, siete pochi, quelli che siete, andate nelle periferie, andate ai confini a incontrarvi col Signore, a rinnovare la missione delle origini, alla Galilea del primo incontro. Scegliete le periferie, risvegliate processi, accendete la speranza spenta e fiaccata da una società che è diventata insensibile al dolore degli altri”. E aggiunge: " la logica di Dio non si capisce, soltanto si obbedisce".

Concluse le riflessioni del Papa in Duomo, Francesco sul sagrato ha recitato l' Angelus con la gente di Milano. E nel saluro dice: "la nebbia se ne è andata".