Papa Francesco ha ricevuto stamane una delegazione dell’IILA, un organismo internazionale italo-latinoamericano che comprende Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Italia, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay e Venezuela e le cui finalità sono tra le altre la promozione dello sviluppo e l’assistenza tra i Paesi che lo compongono. 

Il Papa sottolinea tre elementi che possono aiutare l’organizzazione. In primis - spiega - la individuazione delle potenzialità. “I paesi dell’America Latina sono ricchi di storia, cultura,  risorse naturali; inoltre la loro gente è buona e solidale con gli altri popoli. Tutti questi valori sociali sono presenti, ma devono essere apprezzati e potenziati” tuttavia il Continente Latinoamericano è sempre più povero e registra nuove disuguaglianze pertanto occorre “un’analisi che tenga conto della realtà delle persone concrete. Questo ci aiuterà a renderci conto delle necessità reali che esistono, come pure ad apprezzare la ricchezza che ogni persona e ogni popolo porta in sé”.

La seconda osservazione del Pontefice riguarda il coordinamento degli “sforzi per dare risposte concrete e far fronte alle istanze e alle necessità dei figli e delle figlie dei nostri Paesi. Coordinare non significa lasciar fare ad altri e alla fine approvare; comporta invece molto tempo e molto sforzo; è un lavoro nascosto e poco apprezzato, ma necessario. Davanti a un mondo globalizzato e sempre più complesso, l’America Latina deve unire gli sforzi per far fronte al fenomeno dell’emigrazione; e gran parte delle sue cause avrebbero potuto essere affrontate già da molto tempo, ma non è mai troppo tardi”.  Emigrando - denuncia Francesco - “molte persone subiscono la violazione dei propri diritti; molti bambini e giovani sono vittime della tratta e sono sfruttati, o cadono nelle reti della criminalità e della violenza organizzata. L’emigrazione è un dramma di divisione: si dividono le famiglie, i figli si separano dai genitori, si allontanano dalla terra d’origine, e gli stessi governi e i Paesi si dividono davanti a questa realtà. Occorre una politica congiunta di cooperazione per affrontare questo fenomeno”. 

L’ultimo suggerimento riguarda la promozione, in particolare della “cultura del dialogo. I cittadini che hanno meno risorse - osserva il Papa - sono i primi a notare la corruzione che esiste nei diversi strati sociali e la cattiva distribuzione delle ricchezze”. Dialogare tra nazioni, tra istituzioni è “essenziale e in questo dialogo si colloca la diplomazia come strumento fondamentale e di solidarietà per raggiungere la pace. Il dialogo è indispensabile; ma non il dialogo tra sordi” ma quello “recettivo che accolga suggerimenti e condivida aspirazioni. È uno scambio reciproco di fiducia”.