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Il Papa: "La vigna è del Signore, non nostra. L’autorità è un servizio"

Nell'Angelus di oggi il Papa riprende interamente la parabola di Gesù dei vignaioli omicidi raccontata nel Vangelo. Ai presenti in piazza distribuisce una copia della sua terza enciclica "Fratelli tutti"

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Nell'Angelus di oggi il Papa riprende interamente la parabola di Gesù dei vignaioli omicidi raccontata nel Vangelo odierno.

"Il racconto allegorico descrive un padrone che, dopo aver molto curato la sua vigna dovendo partire la affida a dei contadini. Poi, al tempo del raccolto, manda dei servi a ritirare i frutti; ma quei vignaioli accolgono i servi a bastonate e alcuni addirittura li uccidono. Il padrone invia altri servi, più numerosi, che però ricevono lo stesso. Il colmo si raggiunge quando il padrone decide di mandare il suo figlio: i vignaioli non ne hanno alcun rispetto, anzi, pensano che eliminandolo potranno impadronirsi della vigna, e così uccidono anche lui", qui il Papa ripercorre la parabola con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.

Spiega Papa Francesco: "L’immagine della vigna rappresenta il popolo che il Signore si è scelto e ha formato con tanta cura e amore; i servi mandati dal padrone sono i profeti, inviati da Dio, mentre il figlio è figura di Gesù. E come furono rifiutati i profeti, così anche il Cristo è stato respinto e ucciso".

L'insegnamento di Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo "vale per ogni tempo, anche per il nostro. Anche oggi Dio aspetta i frutti della sua vigna da coloro che ha inviato a lavorare in essa". "In ogni epoca, coloro che hanno un’autorità, qualsiasi autorità anche nella Chiesa, nel popolo di Dio possono essere tentati di fare i propri interessi, invece di quelli di Dio stesso. E Gesù dice che la vera autorità è che quando si fa il servizio. Ma la vigna è del Signore, non è nostra. L’autorità è un servizio, e come tale va esercitata, per il bene di tutti e per la diffusione del Vangelo. E' brutto vedere quando nella Chiesa le persone che hanno autorità cercano i propri interessi", commenta il Papa.

Subito dopo la preghiera mariana, il Papa passa ai consueti saluti e appelli e fa subito riferimento alla sua terza enciclica, firmata ieri ad Assisi. Oggi "Fratelli tutti" sarà divulgata e resa nota in tutto il mondo.

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"Ieri sono stato ad Assisi per firmare la nuova enciclica "Fratelli tutti", l'ho offerta a Dio sulla tomba di San Francesco dal quale ho tratto l'ispirazione come per la precedente "Laudato Si", i segni dei tempi mostrano che la fraternità umana e la cura del cre to formano l'unica via verso lo sviluppo integrale e la pace, già indicata da Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Oggi a voi che siete in piazza ho la gioia di regalare la nuova enciclica nell'edizione dell'osservatore romano e con questa edizione ricomincia la distribuzione cartacea".

Poi il Papa ricorda che oggi conclude il tempo del Creato, iniziato il 1 settembre scorso. "Saluto i vari circoli Laudato Sì. Mi rallegro per le iniziative che oggi si svolgono in diversi luoghi, in particolare ricordo quella della zona del Delta del Pò".

In seguito il ricordo a Bologna della beatificazione di Don Olindo Marella, "pastore secondo il cuore di Cristo, difensore dei deboli, possa la sua testimonianza essere modello per tanti sacerdoti. Un applauso al nuovo Beato".

L'ultimo del saluto del Papa è per "la guardia svizzera, le nuove reclute". "Fanno un percorso di vita, sono ragazzi bravi che vengono qui per 3 anni in più, vi chiedo un caloroso applauso alla guardia svizzera", dice Francesco.