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Il Papa nel Baltico: la storia di un martire gesuita che sarà il primo santo di Estonia

Eduard Profittlich | Immagine di Eduard Profittlich, amministratore apostolico di Estonia | PD Eduard Profittlich | Immagine di Eduard Profittlich, amministratore apostolico di Estonia | PD

Guardando la storia dei Paesi Baltici, ci sono i grandi evangelizzatori, come Sant’Alberto e San Meinardo. Ci sono i martiri conosciuti e sconosciuti, che hanno patito i rivolgimenti della storia, come quando la fede luterana si impose nel Baltico. E ci sono i martiri del periodo sovietico, che non ha mancato di toccare i Paesi del Baltico.

Tra questi, la storia di Eduard Profittlich manca ancora di un riconoscimento canonico. In Estonia, però, non ci sono dubbi: il gesuita andato fino ai confini della Terra Mariana per evangelizzarla e che fu il primo vescovo di Estonia è santo. La fase diocesana del processo di canonizzazione sta per terminare. Presto, forse, l’Estonia potrebbe avere il suo primo grande santo.

L’ultima volta che il vescovo Profittlich fu visto, era nella Cattedrale di Tallinn, un piccolo edificio dedicato ai Santi Pietro e Paolo all’interno di un cortile nel cuore della città. Fu lì che il vescovo Profittlich, arrestato, volle andare per ritirarsi in preghiera prima di lasciare quei luoghi che tanto aveva amato. E lì c’è ancora una targa che ne ricorda il passaggio.

Nato nel 1890, sacerdote dal 1922, il vescovo Profittlich aveva fatto gli studi nell’allora neonato Pontificio Istituto Orientale, fu missionario in Polonia dal 1924 al 1925 in Polonia, poi ad Opole, una città tedesca con una forte immigrazione polacca, dal 1928 al 1930 nella parrocchia polacca di Amburgo, sempre in Germania.

Nel 1930, fu nominato parroco della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo all’arcivescovo Antonio Zecchini. Nel 1931, Profittlich fu nominato amministratore apostolico di Estonia. E lì cominciò un grande lavoro di evangelizzazione, pubblicando il primo settimanale della Chiesa in lingua estone, che toccò soprattutto l’intellighentsia locale. Quindi, stabilì molte parrocchie in tutta l’Estonia, con l’aiuto anche di dieci sacerdoti cattolici e delle suore polacche e ceche. Profittlich lavoro molto per l’educazione della gioventù.

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Nel 1936, dopo che era stato confermato lo status di amministrazione apostolica per l’Estonia, Profittlich fu nominato vescovo. Nel 1939 cominciò la Seconda Guerra Mondiale, e il vescovo Profittlich decise di rimanere in Estonia, anche dopo l’occupazione sovietica. Molti sacerdoti furono perseguitati, per tre volti Profittlich andò nell’ambasciata tedesca per avere dei visti su alcuni sacerdoti e suore cattolici di Germania imprigionata dai sovietici. Descrisse anche la situazione in una lettera al Papa. Tutto questo attivismo gli costò comunque l’arresto da parte dei sovietici.

“Era il giugno del 1941 – racconta Marge Marie Pass, postulatore della causa di beatificazione del vescovo Profittlich – e i comunisti lo andarono a prendere nel suo appartamento, appena fuori dalla cattedrale. Lo arrestarono. In questa situazione molto tragica, il vescovo Profittlich chiese di trascorrere un ultimo momento nella Chiesa, per rimanere vicino al Tabernacolo per pregare, per avere un ultimo momento vicino con Dio”.

I comunisti glielo concessero, e – nota Pass – “questo era molto sorprendente, perché durante il periodo sovietico in Estonia le chiese erano state chiuse”.

Il vescovo Profittlich “si inginocchiò davanti l’altare e pregò per la comunità cattolica, la Chiesa Cattolica in Estonia”. Poi, fu portato a Kirov, in Siberia, dove morì.

Ma della sorte del vescovo Profittlich seppero in pochi. “Fu molto tragico – racconta ancora Pass – la mattina dopo il suo arresto c’era la Messa, e si sparse subito la voce che il vescovo era stato arrestato. Le persone cominciarono a piangere, i parrocchiani lo amavano molto, era molto aperto, molto empatico con le persone”.

Pass dice che “descrivere il suo lavoro in poco tempo è impossibile. Ha, in pratica, costruito la Chiesa Cattolica in Estonia. Quando è arrivato, notò che le comunità non usavano libri di preghiera, e anche il Vangelo era una versione molto bassa, e lui ha subito cominciato a cercare traduttori e ha raccolto soldi per tradurre un Vangelo cattolico”.

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Un lavoro estremamente importante: quando il vescovo Profittlich arrivò in Estonia, c’erano solo 2 preti, ma 10 anni dopo, nel 1939, c’erano 14 sacerdoti.

Cosa successe al vescovo Profittlich? “Come molti altri cattolici – racconta Pass – fu deportato in Siberia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i suoi famigliari cercarono il suo destino, trovarono diverse lettere dalla Croce Rossa, per comprendere se era morto o meno. Non si sapeva se venerarlo. Negli anni Novanta, si pensò di cominciare un processo di beatificazione, ma non si sapeva ancora se fosse morto o meno”.

Ora, il processo di beatificazione procede verso la fine della fase diocesana. È uno dei martiri del nostro secolo.

(6 – continua)