Papa Francesco ha ricevuto nell'Aula Paolo VI i partecipanti al Congresso Mondiale su “Educare oggi e domani, una passione che si rinnova”. Francesco ha risposto a braccio alle domande di alcuni dei partecipanti.

"Educare - ha esordito il Pontefice - è introdurre nella totalità della verità. Non si può parlare di educazione cattolica senza parlare di umanità. L'identità cattolica è Dio che si è fatto uomo. Andare avanti negli atteggiamenti, nei valori umani pieni apre la porta al seme cristiano. Educare cristianamente non è solo fare catechesi. Non è solo fare proselitismo, non fatelo mai nello scuole. E' invece portare avanti i giovani nei valori umani in tutta la realtà, compresa la trascendenza. Oggi c'è la tendenza di un neopositivismo, cioè educare nelle cose immanenti, e questo sia nei Paesi cristiani che di tradizione pagana. La crisi più grande dell'educazione è la chiusura alla trascendenza. Educare umanamente con orizzonti aperti. Ogni chiusura non serve per l'educazione".

"E' vero - ha proseguito a braccio il Papa - che non solo i vincoli educativi si sono rotti ma anche l'educazione è diventata troppo selettiva ed elitaria. Sembra che abbiano diritto all'educazione le persone di un certo livello ma certamente non hanno diritto all'educazione tutti i bambini: questa è una relatà mondiale che ci vergogna. E' una realtà che ci porta verso una selettività umana e che invece di avvicinare i popoli li allontana: allontana i ricchi dai poveri, allontana questa cultura da un'altra. Ma questo accade anche nel piccolo. Il patto ediucativo tra famiglia e scuola è rotto. Si deve ricominciare. Anche il patto educativo tra famiglia e Stato è rotto a meno che ci sia uno Stato ideologico... Queste dittature del secolo scorso. Fra gli operai più malpagati ci sono le persone... questo vuol dire che lo Stato non ha interesse: se lo avesse le cose non andrebbero cosi. E qui viene il nostro lavoro: cercare strade nuove, la stessa cosa che ha fatto Don Bosco ai tempi della peggiore massoneria ha cercato educazione di emergenza e oggi ci vuole educazione di emergenza, bisogna rischiare su una educazione informale perchè quella formale si è impoverità perchè è erede del positivismo: concepisce tecnicismi intellettualistici, bisgna rompere questo schema. Ci sono esperienze di arte, dello sport. Arte e sport educano. Bisogna aprirsi a nuovi modelli. Ci sono tante esperienze che cercano di aprire orizzonti a educazioni che non siano solo concettuali. CI sono linguaggi della testa, del cuore e delle mani. L'educazione deve prendere queste tre strade, insegnare a pensare, aiutare a sentire bene e accompagnare nel fare. I tre linguaggi siano in armonia. Una educazione cosi diviene inclusiva perchè tutti hanno un posto, inclusiva anche umanamente. Il patto educativo è stato rotto per l'esclusione. Il mondo non può andare avanti con una educazione selettiva perchè non c'è un patto sociale che accomuna tutti: questa è una sfida. Cercare strade di educazione informale. Non si deve cadere nell'insegnamento solo concettuale. La vera scuola deve insegnare concetti, abitudini e valori. E quando una scuola non è capace di fare questo, allora è selettiva, esclusiva, è per pochi. Credo che la situazione sia grave perchè porta a selezionare i superuomini ma solo con il criterio dell'interesse, dietro di questo sempre c'è il fantasma dei soldi che rovinano la vera umanità. Una cosa che aiuta è una certa e sana informalità rispettosa. E fa bene nell'educazione perchè si confonde formalità con rigidità ma dove c'è rigidità non c'è umanesimo e li non entra Cristo perchè ci sono porte chiuse. Il dramma della chiusura inizia nelle radici della rigidità. Il popolo vuole altro. Vuole convivenza, dialogo. Ma quando il patto educativo è rotto non c'è posto per il dialogo. Non c'è posto per una fratellanza. Io ho visto il bisogno di unità. E oggi il piano che viene offerto è precisamente il piano della separazione. Anche della selettività. Cosa significa questo? Significa rischiare. Un educatore che non sa rischiare non serve per educare. I genitori che non sanno rischiare non educano bene. Rischiare razionalmente significa insegnare a camminare. Educare è questo: scivoli, ma ti alzi e vai avanti. Il vero educatore deve essere maestro di rischio ragionevole".

"Tante congregazioni - ha concluso Francesco rispondendo alla terza serie di domande - non hanno perduto la vocazione di andare in periferia da dove sono nate. Sono nate per aiutare i giovani poveri, di strada. Ringrazio le congregazioni che mai hanno dimenticato le periferie delle strade. Noi dobbiamo formare i dirigenti, è vero... Va fatto ma quando sono stato in Paraguay in una scuola di periferia ho visto giovani poveri senza l'essenziale e loro hanno scelto di parlare su alcuni temi forti e ho sentito la discussione e le conclusioni: la gravidanza adolescente. Come questi che vivono così, sono capaci di pensare così? Perchè hanno avuto educatori che li ha portati per mano. Nessuno può essere escluso dalla possibilità di darci i valori. E per questo la prima sfida è lasciate i posti dove ci sono tanti educatori e andate in periferia, cercate lì i poveri e loro hanno una cosa che non hanno i giovani dei quartieri ricchi: hanno l'esperienza della sopravvivenza, della crudeltà, della fame. Hanno una umanità ferita. E penso che la nostra salvezza viene dalle ferite del Cristo crocifisso. Non si tratta di andare a fare beneficenza. Questo è necessario ma è provvisorio. Il problema, la sifda è andare là per farli crescere in umanità, in intelligenza, in valori perchè possano andare avanti e portare gli altri esperienze che non conoscono. Anche qui abbiamo ricevuto gli zingari. Le realtà si capiscono meglio dalle periferie che dal centro, dal centro sei sempre difeso e coperto... Patto eductivo rotto, selettività, esclusione, positivismo... Queste cose si devono risolvere. E andare avanti con questa sfida. A una congregazione di suore che ha una vocazione speciale in Argentina ho detto: per favore chiudete a Buenos Aires e mandate in periferia perchè da li verranno i nuovi contributi, verranno le persone capaci di rinnovare in mondo. Andare in periferia non è solo fare beneficenza. E' portare per mano per la strada fino a dobve è possibile. Educazione di emergenza! Educazione variegata. In questa terza guerra mondiale a pezzi, la tentazione più grande sono i muri. Difendersi con i muri. Il fallimento più grande di un educatore è educare dentro i muri di una cultura selettiva, di sicurezza, di un settore sociale benestante. Vi invito a ripensare, è un compito a casa, le opere di misericordia a come farle nell'educazione. Pensate durante il Giubileo. In educazione come posso fare le opere di misericordia? Sono le opere dell'amore del Padre. Come posso fare perchè l'amore del Padre arrivi nell'opera educatrice. Ringrazio gli educatori che sono malpagati... e ringrazio per quello che fate. Dobbiamo rieducare tante civiltà, l'Europa. Dobbiamo arrivare anche da quelli che non credono. La passione dell'educazione porta ad umanizzare la gente".