100 anni fa "infuriava la Prima Guerra Mondiale; oggi noi viviamo un’altra guerra mondiale, anche se a pezzi. E vediamo tanti nostri fratelli e sorelle cristiani delle Chiese orientali sperimentare persecuzioni drammatiche e una diaspora sempre più inquietante". Lo ha ricordato Papa Francesco, nell'omelia pronunciata stamane nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in occasione del centenario dell'istituzione del Pontificio Istituto Orientale e della fondazione della Congregazione per le Chiese Orientali.

Una situazione, quella di ieri come quella di oggi, che ci fa chiedere - si domanda il Papa - perchè. "Vediamo - osserva il Pontefice - i malvagi, quelli che senza scrupoli fanno i propri interessi, schiacciano gli altri, e sembra che a loro le cose vadano bene: ottengono quello che vogliono e pensano solo a godersi la vita. Di qui la domanda: Perché Signore?", ma sappiamo che "Dio non dimentica i suoi figli, la sua memoria è per i giusti, per quelli che soffrono, che sono oppressi e si chiedono perché, eppure non cessano di confidare nel Signore".

Come poter entrare nella memoria di Dio? Con la preghiera, perchè "quando si prega ci vuole il coraggio della fede: avere fiducia che il Signore ci ascolta, il coraggio di bussare alla porta". Ma come preghiamo? "L’uomo - spiega ancora, concludendo, Papa Francesco - bussa con la preghiera alla porta di Dio per chiedere una grazia. E lui, che è Padre, mi dà quello e di più: il dono, lo Spirito Santo. Impariamo a bussare al cuore di Dio! E impariamo a farlo coraggiosamente".