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Il Papa ricorda il suo viaggio in Kazakhstan, "gregge piccolo ma gioioso"

Papa Francesco in Piazza San Pietro incentra la sua meditazione sul suo recente viaggio in Kazakhstan in occasione del settimo Congresso dei Leaders delle Religioni Mondiali e Tradizionali

Papa Francesco, udienza generale |  | Vatican Media / ACI group Papa Francesco, udienza generale | | Vatican Media / ACI group

Papa Francesco in Piazza San Pietro incentra la sua meditazione sul suo recente viaggio in Kazakhstan in occasione del settimo Congresso dei Leaders delle Religioni Mondiali e Tradizionali.

"Il Congresso ha discusso e approvato la Dichiarazione finale, che si pone in continuità con quella firmata ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 sulla fratellanza umana. Mi piace interpretare questo passo avanti come frutto di un cammino che parte da lontano: penso naturalmente allo storico Incontro interreligioso per la pace convocato da San Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986; penso allo sguardo lungimirante di San Giovanni XXIII e San Paolo VI; e anche a quello di grandi anime di altre religioni – mi limito a ricordare il Mahatma Gandhi. Ma come non fare memoria di tanti martiri, uomini e donne di ogni età, lingua e nazione, che hanno pagato con la vita la fedeltà al Dio della pace e della fraternità? Lo sappiamo: i momenti solenni sono importanti, ma poi è l’impegno quotidiano, è la testimonianza concreta che costruisce un mondo migliore per tutti", sottolinea il Pontefice durante l'Udienza Generale.

"Ho messo in risalto la vocazione del Kazakhstan ad essere Paese dell’incontro: in esso, infatti, convivono circa centocinquanta gruppi etnici e si parlano più di ottanta lingue", continua il Papa.

Il Pontefice sottolinea anche le scelte molto positive, come quella di dire “no” alle armi nucleari e quella di buone politiche energetiche e
ambientali.

"Per quanto riguarda la Chiesa, mi ha tanto rallegrato incontrare una comunità di persone contente, gioiose, con entusiasmo. I cattolici sono pochi in quel Paese così vasto. Ma questa condizione, se vissuta con fede, può portare frutti evangelici: anzitutto la beatitudine della piccolezza, dell’essere lievito, sale e luce contando unicamente sul Signore e non su qualche forma di rilevanza umana. Inoltre la scarsità numerica invita a sviluppare le relazioni con i cristiani di altre confessioni, e anche la fraternità con tutti. Dunque piccolo gregge, sì, ma aperto, non chiuso, non difensivo, aperto e fiducioso nell’azione dello Spirito Santo, che soffia liberamente dove e come vuole. Con questo gregge piccolo ma gioioso abbiamo celebrato l’Eucaristia,", continua il Papa parlando della Chiesa in Kazkhstan.

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