“Stiamo vivendo quasi universalmente una forte tendenza alla legalizzazione dell’eutanasia: sappiamo che quando viene fatto un accompagnamento umano sereno e partecipativo, il paziente cronico grave o il paziente malato terminale percepisce questa sollecitudine. Anche in queste dure circostanze, se la persona si sente amata, rispettata, accettata, l'ombra negativa dell'eutanasia scompare o diventa quasi inesistente, perché il valore del suo essere si misura dalla sua capacità di dare e ricevere amore, non dalla sua produttività”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’udienza di stamane ai partecipanti al IV Seminario sull'Etica nella gestione della Salute. 

Curare i malati - ha aggiunto Francesco - non è semplicemente l'asettica applicazione di farmaci o terapie appropriate. Il verbo latino curare significa: attendere, preoccuparsi, prendersi cura fratello”.

“Mettersi nelle mani di una persona, specialmente quando la vita è in gioco - ha concluso Papa Francesco - è molto difficile; tuttavia il rapporto con il medico o l'infermiere è sempre stato basato sulla lealtà. Oggi, a causa della burocratizzazione e della complessità dei sistemi sanitari, corriamo il rischio che i termini del contratto siano quelli che stabiliscono quella relazione tra il paziente e l’operatore sanitario, rompendo quella fiducia. Dobbiamo continuare a lottare per mantenere intatto questo legame di profonda umanità, nessuna istituzione sanitaria può sostituire da sola il cuore o la compassione umana”.