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Il patto educativo globale, in attesa nel messaggio di Papa Francesco

Per capire il pensiero del Papa dalla Laudato sì a Fratelli tutti

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Poco più di un anno fa, il 12 settembre 2019, Papa Francesco lanciava il patto educativo globale. Un percorso partito con slancio, ma scontratosi con la pandemia da Covid-19. Gli eventi previsti sono stati sospesi prima, annullati poi, costringendo ad un ripensamento nella realizzazione dei progetti.

L’incontro mondiale previsto per maggio è stato rimandato, ma il 24 settembre scorso con un comunicato della Congregazione per l’educazione Cattolica si sono avute le indicazioni circa l’evento, previsto per il 15 ottobre, dal titolo Guardare Oltre

Il Papa chiama il mondo dell’educazione ad un incontro mondiale, come tappa di un percorso in cui poter verificare l’attivarsi di un’alleanza educativa nell’attuale società individualista e materialista. Il farsi villaggio, comunità, puntare sulle relazioni e i valori di fratellanza, solidarietà, pace.

Il messaggio è formulato con un linguaggio divenuto di uso comune. Questo lo rende credibile come appello ad un’alleanza per un impegno comune contro la cultura dello scarto, per la casa comune, formando al servizio, alla solidarietà e alla fratellanza.

Il patto educativo globale si inserisce in un percorso tracciato da Papa Francesco nel tempo. Era il 2017, infatti, quando veniva promulgata la Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium. Rivolta alle università e facoltà ecclesiastiche, ha influito su tutto il mondo educativo cattolico.

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Una chiamata al dialogo a tutto campo, alla inter-trandisciplinarietà, per una conoscenza profonda dell’altro, per fare rete, collaborare a nuovi modelli di annuncio nel mondo plurale.

Un passaggio successivo si ha nel febbraio 2019. Durante il viaggio ad Abu Dhabi  il papa sottoscrive con l’Iman di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb il Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e convivenza comune. Il progetto è così condiviso da cattolici, d’oriente e occidente, e islamici, d’oriente e occidente. La chiamata si apre alla dimensione globale.  Le sfide proposte al mondo dell’educazione cattolica ora vengono condivise con il mondo islamico.

Va ricordato che la Moschea-Università di al-Azhar è un’istituzione molto influente sotto il profilo religioso e accademico. Si trova al Cairo ed è il cuore di una rete educativa internazionale.

Questa condivisione da parte delle due grandi religioni monoteiste è elemento fondamentale per comprendere il cammino verso il Patto Educativo e l’autorevolezza che assume per imporsi come “globale”. Non a caso Papa Francesco nel messaggio per il lancio del patto educativo fa diretto riferimento al documento sottoscritto ad Abu-Dhabi

In attesa delle parole del Papa, possiamo indicare tre elementi di continuità nel percorso proposto. Il primo si riconosce nella parola collaborazione. Lavorare assieme per una formazione integrale chiede una visione comune, la ricerca di progetti condivisi. L’attenzione alla formazione integrale, che promuove la cultura inclusiva,  capace di riconoscere risorse nuove attraverso esperienze originali. I percorsi educativi vivono della comunicazione fra le diverse realtà educative, fondamentale per formare alla cultura del dialogo.

Un secondo aspetto necessario è l’attenzione alla tensione fra dimensione locale e globale. La sfida è nel saper riconoscere impossibile considerare il locale fine a se stesso e aprirsi al globale, attraverso una visione positiva di collaborazione data anche dal corretto uso delle nuove tecnologie. Il tempo della pandemia in cui è stato necessario servirsi del virtuale in ogni luogo, ne ha fatto emergere le potenzialità. L’attenzione deve essere alla propria realtà riconoscendosi parte di una casa, un villaggio più grande, del quale essere responsabili.

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Emerge, infine, il compito di formare al servizio. Una sfida perché si pone in contrasto con la mentalità corrente, quella cultura che il Papa chiama egolatrica, dove ogni risorsa, possibilità, talento sono considerata solo per il proprio interesse.

Educare al servizio porta a ripensare i modi di relazione: dialogo, confronto, solidarietà, accoglienza, reciprocità. Solo così sarà possibile bonificare la casa comune e formare persone in grado di dedicare se stesse al bene comune.