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Il silenzio del Sabato, la voce di Maria raccontata da una donna di oggi

La copertina del libro |  | La nave di Teseo La copertina del libro | | La nave di Teseo
Il giorno più lungo, più tormentoso e sospeso: è il giorno del sabato santo, tradizionalmente dedicato dalla Chiesa  al "silenzio", all'attesa, che poi si apre alla grande gioia della domenica di Pasqua. Come avrà vissuto queste ore "lei", la Madre, Maria?
 
Quali immagini le avranno attraversato la mente e il cuore? Quella speranza, assurda per la logica, per l'esperienza, che però il Figlio le aveva descritto come sicura realtà, la resurrezione,  come le sarà apparsa in quelle lunghe ore passate dopo lo stazione della Croce?
 
Per oltre duemila anni una lunga schiera di artisti , di mistici, di teologi, di semplici credenti, hanno provato a rispondere a queste domande e a descrivere, a immaginare quello che Maria deve aver vissuto. Dai piedi della Croce fino a quella pietra del sepolcro rotolata via: poche ore, ma che debbono avere avuto il senso dell'eternità, soprattutto per lei. Un'immagine tra le tante ci viene incontro: quella commovente e irraggiungibile  della Pietà di Michelangelo,  un'opera in cui il marmo che diventa carne, dolore, pietas,  attesa....

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Il profondo "Silenzio del sabato" è proprio il titolo di un romanzo scritto da Mariantonia Avati  e pubblicato da La Nave di Teseo. Rappresenta il  tentativo di illuminare quel tempo sospeso, quasi immobile. Senza contare che nel racconto della Passione a Maria i Vangeli non dedicano che pochissime righe. Con una sola, grandissima scena: Gesù prima di morire le si rivolge e le dice che diventerà la madre di Giovanni, e tramite questo atto, la madre di cui coloro che crederanno in Lui.
 
"Tempo fa lessi un'affascinante magnifica: La Madonna è luce e la luce non parla", scrive l'autrice nell'introduzione al romanzo. " E' vero. Ma la Madonna era anche una madre". E in questa realtà sta proprio la grandezza di Maria, secondo la Avati, nell'essere stata madre fino in fondo, con tutte le fragilità e insicurezze di questa condizione umanissima. Certo, il suo non lo ha mai potuto considerare un semplice bambino, poi ragazzo e giovane adulto. E per tutta la vita Maria deve vivere questa condizione "estrema", al limite: essere madre e figlia del suo Creatore, come grandiosa mente ha proclamato Dante nella preghiera alla Vergine  di san Bernardo, nel Paradiso della Divina Commedia.
 
La Avati, figlia del grande regista Pupi Avati,  e lei stessa autrice di sceneggiature e di film, riesce nell'intento di condurre il lettore nei meandri dell'animo di una  donna che soffre ogni pena possibile, che però ha scelto liberamente, con una consapevolezza profonda, di percorrere la via che conduceva sotto quella Croce, ma che lì non si è fermata. E' proseguita fino al sepolcro, dipanandosi lungo le strade del mondo e della storia. Un ritratto lirico e insieme realistico. Come quando immagina il dialogo tra madre e figlio, la donna che stringe i piedi straziati di Gesu' appeso alla croce, che la ringrazia per aver mantenuto la promessa ed essere riuscita a stargli accanto, in quelle ultime ore.

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Bella anche la  descrizione di questa madre che si rifugia nei ricordi, dei giorni dell'infanzia, e poi nelle immagini di lei giovanissima sposa  e mamma, della sua vita "bellissima", fata di piccole felicità e grandi ansie, di paura del futuro,  fino alla pena straziante della perdita del figlio e alla forza della fede, in cui trova il modo per guarire dal dolore e diventare la Madre di tutti.