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Il teologo tedesco Hartl: Faccio incontrare i giovani con Dio, su Youtube

Intervista al laico che in Germania avvicina i giovani alla fede

Johannes Hartl |  | wikipedia Johannes Hartl | | wikipedia

I suoi video su Youtube contano milioni di visualizzazioni. Nel 2007 ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in teologia presso l´Università di Monaco di Baviera, ma quando parla, da un palco o davanti alla telecamera, bandisce i tecnicismi e arriva al cuore di tutti. Tanto che durante i loro momenti di preghiera i ragazzi tedeschi lo citano o leggono i suoi pensieri.

A buon diritto, del resto, poiché con i suoi libri, i suoi video-messaggi e le sue iniziative di preghiera, è uno dei pochi evangelizzatori in Germania a trovare le parole giuste per convincere i ragazzi a spendersi per fede. Non si tratta di un sacerdote, ma del teologo – laico, con tanto di moglie e quattro figli - Johannes Hartl che ha subito accettato con entusiasmo di farsi conoscere meglio dai lettori di Aci Stampa. 

Dottor Hartl, come descriverebbe – in poche parole - lo stato della fede in Germania a un lettore italiano? 

«Per la maggior parte dei tedeschi la fede non ha alcun ruolo nella vita quotidiana. Le due chiese tradizionali [la evangelica e la cattolica, ndr] godono ancora di un certo prestigio sociale, ma sono prese in considerazione soprattutto per il loro impegno sociale e caritativo. Mancano di carisma missionario e di una chiara visione di come far appassionare alla fede le persone che sono lontane dalla chiesa».

Un osservatore italiano noterebbe subito, in materia di fede, la mancanza in Germania dell'Oratorio di Don Giovanni Bosco, cioè di un luogo dove i giovani possano vivere insieme la loro fede. Come si diventa cristiani in Germania? Dove e come si può vivere la fede cattolica?

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«A mio parere, le decisioni coscienti per la fede, per la vita intensa nella preghiera e per il discepolato hanno luogo in modo più forte nei nuovi movimenti spirituali. Ma anche questo in misura molto minore numericamente rispetto, per esempio, alle chiese libere». 

Come e quando ha capito che la fede aveva bisogno del suo contributo? 

«Per me, c'è stato un momento in cui tutta la gioia della fede, intesa come relazione personale con Gesù, mi ha colpito come una bomba. Non ho potuto fare a meno di condividere questa gioia. Così ho iniziato a parlare agli altri di Gesù, già da adolescente. E presto è nato un piccolo movimento giovanile». 

Il suo pubblico è composto principalmente da adolescenti tedeschi o di lingua tedesca. Quali sono oggi i loro più grandi bisogni spirituali? 

«I giovani sono aperti alla questione di Dio. Chiunque parli loro della fede in modo concreto e pratico - soprattutto su YouTube e su altri social media – incontrerà il loro interesse. Ma vogliono incontrare Dio in modo reale e personale. Per questo gli incontri, le riunioni e non da ultimo la musica contemporanea sono chiavi di accesso importanti».  

Ha notato che il loro stato di salute spirituale è peggiorata durante la pandemia di Corona virus? In che modo?

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«Sì, credo che questo periodo sia stato piuttosto stressante. Il cristianesimo non è una questione privata: abbiamo bisogno gli uni degli altri. Fortunatamente, siamo stati in grado di raggiungere diversi milioni di persone con la preghiera e le catechesi via Internet, ma questo non sostituisce certo gli incontri faccia a faccia». 

Come si svolge una sua giornata di lavoro tipo?

«Cerco di passare dalle 2 alle 4 ore al giorno in preghiera al mattino. Nella nostra Casa di Preghiera [ad Augusta, ndr] stiamo pregando ininterrottamente dal settembre 2011, giorno e notte, 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno. Una tale atmosfera è un grande dono per me personalmente. Quando non sono in viaggio per parlare da qualche parte, ho riunioni o riprese video nel pomeriggio. Negli ultimi mesi sono stato impegnato intensamente nella scrittura del mio nuovo libro, che sarà pubblicato a settembre e si chiamerà "Eden Culture". Alle ore 17 prendo il tè con mia moglie e passo la serata con la famiglia. Abbiamo 4 figli». 

Il suo canale YouTube è stato visualizzato milioni di volte, i singoli video sono stati visti diverse centinaia di migliaia di volte. Come si fa a trovare il giusto approccio con i giovani? Perché pensa di piacere così tanto ai giovani?

«Non lo so neanch´io. Cerco di parlare nel video come parlerei con qualsiasi persona normale. E parlare solo di cose in cui io stesso credo o che ho sperimentato direttamente nella mia vita». 

Tra tutti gli strumenti di comunicazione che ha a disposizione per raggiungere il tuo pubblico (libri, eventi, social media, ecc.), quale pensa che funzioni meglio al giorno d'oggi? E perché?

«Sicuramente con le giovani generazioni funzionano YouTube e Instagram, soprattutto in concomitanza dei grandi eventi. Viviamo in una cultura visiva ed esperienziale. La nostra fede è colorata, diversa e piena di esperienze olistiche, quindi dovrebbe riuscirci facilmente di esprimerla non solo con le parole, ma anche con il suono, i colori e le celebrazioni». 

Potrebbe spiegare cos'è la Casa di Preghiera di Augusta e come le è venuta l'idea di creare un posto del genere.

«La Casa di preghiera di Augusta è un'iniziativa in cui cristiani di diverse confessioni pregano insieme dal 2007. Da quasi 10 anni lo fanno addirittura non-stop, giorno e notte senza interruzione. In una settimana normale vengono da noi circa 2.000 visitatori, alle nostre conferenze ci sono fino a 12.000 partecipanti e una campagna di preghiera online ha raggiunto circa 1 milione di persone l'anno scorso». 

Ai miei occhi lei occupa una posizione a metà tra il sacerdote e un teologo. Allo stesso tempo, lei ha evidentemente trovato un modo per trattare molto bene con i giovani o, più in generale, con le persone. Inoltre, lei ha anche una famiglia e quattro figli. Ci saranno (per fortuna) sempre più Johannes Hartl in futuro e (purtroppo) sempre meno preti? 

«Sì, purtroppo ci saranno sempre meno preti. Ma io non mi sento né un prete né qualcosa che possa mai sostituire un prete. Sarei felice se molte persone - ordinate o no, uomini o donne, giovani e vecchi - sviluppassero un linguaggio e modalità nuove per avvicinare la gente a Gesù. Questa è la cosa più importante». 

Conosce la Chiesa in Italia? Come la vede dalla sua prospettiva? 

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«Io amo l'Italia! La devozione italiana è più "calda" di quella tedesca. Il cuore viene prima della testa. A noi tedeschi questo a volte ci sembra un po' troppo emotivo, ma noi siamo spesso all'altro estremo. E – mi permetto un'osservazione critica in conclusione - noi cattolici tedeschi non siamo nelle condizioni migliori per insegnare al mondo come dovrebbe essere la devozione cattolica oggi, dal momento che la Chiesa tedesca è sulla via dell'auto-soppressione».  

Per cosa vorrebbe essere ricordato un giorno?

«Spero che i miei figli e le persone che mi hanno conosciuto più da vicino possano dire un giorno di me che ero una persona capace di amare. Quando sarò davanti a Gesù questo è tutto ciò che conterà davvero».