Tolentino , giovedì, 13. febbraio, 2025 18:00 (ACI Stampa).
“Immagino che state seguendo quello che è accaduto a Goma. Le ultime notizie parlano di 3.000 morti senza contare i corpi insepolti . C’è il rischio di epidemie! Qui a Bukavu c’è molta tensione per il timore che la guerra arrivi fin qui. La Conferenza Episcopale Congolese ed il Consiglio delle Chiese protestanti cercano una via per la pace”: alcuni giorni fa ci ha scritto il missionario saveriano, p. Gabriele Cimarelli, che, dopo 10 anni di residenza in Italia, a metà gennaio è ripartito in missione nella Repubblica Democratica del Congo, pochi giorni prima dell’inasprimento del conflitto.
Infatti la regione orientale della Repubblica Democratica del Congo è un posto complicato e instabile, in cui sono attivi diversi gruppi armati; da ormai un anno l’M23, storicamente radicato nelle città di Masisi e Rutshuru, ha esteso il territorio che controlla ed all’inizio di quest’anno aveva completato l’accerchiamento di Goma, occupando Minova e Sake, i due principali centri urbani attorno al capoluogo; è lo stesso saveriano che ci scrive che tale Stato non ha mai conosciuto la parola pace:
“La Repubblica Democratica del Congo non ha mai vissuto un periodo di pace duraturo e stabile. L’indipendenza del Paese dalla colonizzazione belga, nel 1960, ha fatto precipitare il paese nella guerra civile; con l’ascesa al potere del presidente Mobutu la situazione securitaria è migliorata, ma a prezzo di una dittatura che ha mantenuto le tensioni nascoste sotto la cenere. La guerra nel vicino Rwanda nel 1994 ha riversato nel paese oltre due milioni di rifugiati, che hanno fatto nuovamente precipitare la situazione politica e scatenare nel 1996 quella che viene chiamata la ‘prima guerra del Congo’, estesa su tutte le regioni del paese”.
Prima della sua ripartenza missionaria avevo incontrato p. Gabriele Cimarelli a Tolentino, nelle Marche, chiedendo di spiegare questa nuova missione nella Repubblica Democratica del Congo: “Io sono un missionario saveriano ed il nostro carisma e quello della missione ‘ad gentes’ (ai non cristiani), ‘ad extra’ (al di fuori del proprio Paese) ed ‘ad vitam’ (per tutta la vita). Nella mia vita missionaria ho alternato periodi in Italia e nella Repubblica Democratica del Congo per ridare slancio alla mia vocazione. Ormai i saveriani sono una comunità internazionale, per cui concretamente ciascuno di noi vive la propria missione nel Paese destinato.
Sono già stato per 22 anni nella Repubblica Democratica del Congo ed è stata un’esperienza molto bella, assaporando i frutti che la Parola di Dio porta, perché ci sono comunità cristiane molto vive anche in situazioni difficili, in quanto la Repubblica Democratica del Congo ha vissuto e sta vivendo momenti difficili con molte situazioni di guerra. Ho 73 anni e non sono più giovane, però sento ancora questa carica missionaria, perché, come ripete continuamente papa Francesco, quando uno incontra Gesù sente sempre il bisogno di dare testimonianza ad altre persone. Siamo nel giubileo, che ha a tema la speranza, ed occorre essere testimoni di Gesù risorto, che è la nostra speranza, perché porta la riconciliazione e la pienezza di vita”.