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IOR, il Vaticano giudica due dirigenti colpevoli di mala gestione

IOR | Il Torrione di Niccolò V, sede dell'Istituto delle Opere di Religione, Stato di Città del Vaticano | AG / ACI Stampa IOR | Il Torrione di Niccolò V, sede dell'Istituto delle Opere di Religione, Stato di Città del Vaticano | AG / ACI Stampa

Con un comunicato scarno, senza fare nomi, l’Istituto per le Opere di Religione ha comunicato il 6 febbraio che il Tribunale Civile dello Stato di Città del Vaticano “ha riconosciuto due ex dirigenti di lungo corso dello IOR responsabili di mala gestione”.

I due dirigenti sono stati condannati a risarcire lo IOR dei danni emersi.

“La decisione della Corte – si legge nel comunicato - è il risultato della causa civile avviata dallo IOR nel settembre 2014 attraverso un’approfondita ispezione degli investimenti finanziari intrapresi dall’Istituto nella prima metà del 2013”.

Il comunicato sottolinea anche che la decisione del tribunale “dimostra il significativo sforzo del management dello IOR negli ultimi 4 anni per trasformare l’Istituto”, e “il costante impegno dello IOR verso una governance forte, verso la trasparenza della propria operatività e la determinazione nel soddisfare i migliori standard internazionali”, e conferma “la volontà dello IOR di perseguire attraverso i procedimenti giudiziari qualsiasi cattiva condotta intrapresa a suo danno, non importa dove e da parte di chi”. 

Il comunicato non fa nomi, né dice a quanto ammonta la cifra da risarcire, che alcune agenzie quantificano in 47 milioni di euro. Si sa, però, che il processo riguarda Paolo Cipriani e Massimo Tulli, ex direttore e vicegenerale dell’Istituto delle Opere di Religione, erroneamente definita dai media la banca vaticana, anche se non opera come banca. I due si erano dimessi a luglio 2013, per meglio difendere l'Istituto dalle accuse, quando era scoppiato il caso di Nunzio Scarano, l’officiale dell’APSA coinvolto in due differenti procedimenti giudiziari, uno per usura ed esercizio abusivo del credito presso il tribunale di Salerno e uno per corruzione e calunnia presso il tribunale di Roma. Il caso portò alla prima, storica, rogatoria chiesta dalla Santa Sede all'Italia.

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La sentenza sul vecchio management dello IOR era stata preannunciata lo scorso 3 febbraio, all’apertura dell’Anno Giudiziario Vaticano. Nella sua relazione, il Promotore di Giustizia vaticano Gian Piero Milano aveva parlato di “una vicenda giudiziale avviata in sede civile nei confronti di dirigenti apicali dell’Istituto per le opere di religione, citati per mala gestione conseguenti danni da investimenti finanziari altamente onerosi per l’Istituto”.

L’avvocato Milano aveva sottolineato che “i convenuti hanno contestato la fondatezza degli addebiti ed agito in riconvenzionale”, e che si era trattato di “una questione molto complessa e dibattuta, che ha richiesto numerose udienze istruttorie anche con ricorso a perizie di carattere finanziario”, e il promotore è intervenuto “per far valere i diritti nell’interesse pubblico”.

Si attende il dispositivo della sentenza, che dovrebbe essere pubblicato entro un mese. Il dispositivo servirà a chiarire perché Cipriani e Tulli sono stati accusati di mala gestione. È da notare che il primo rapporto annuale dello IOR, pubblicato a ottobre 2013, segnalava un utile del 2012 di 86,6 milioni, quattro volte più dell'anno precedente.

Il bilancio dell’anno successivo, reso pubblico a luglio 2014, presentava un utile di soli 2,9 milioni di euro, con un calo netto definito come influenzato da spese straordinarie e “rettifiche effettuate su fondi di investimento gestititi da terzi” per 28,5 milioni di euro nel 2012 e nel 2013. Al tempo, lo IOR segnalò che senza tali rettifiche “il risultato di esercizio sarebbe stato di circa un euro”.

È questa la differenza che si chiede di pagare a Cipriani e Tulli? E quanto questo errore negli investimenti va attribuita alla loro direzione e quanto alla direzione che li ha sostituiti nella gestione dei fondi?

Sono domande che restano aperte, in attesa del dispositivo della sentenza. Va considerato anche che già il primo rapporto di MONEYVAL nel luglio 2012 aveva lodato le procedure dello IOR, che superavano in alcuni casi persino gli standard richiesti dall’allora normativa.

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Cipriani e Tulli erano stati anche condannati dal tribunale di Roma, per aver omesso di fornire informazioni ad un’altra banca su tre operazioni bancarie. La sentenza, in realtà, andava letta nella sua interezza: Cipriani e Tulli erano stati riconosciuti colpevoli di solo 3 dei 9 capi di imputazione, ed erano tre capi di imputazione minori rispetto quelli che costituivano l’impianto principale del processo. Erano stati, tra l’altro, completamente assolti dall’accusa di riciclaggio perché “il fatto non sussiste”.

Si attendono ulteriori novità sul fronte IOR. Il Consiglio di Sovrintendenza ha esaminato le proposte di modifica dello Statuto, per adeguarlo all’attuale normativa vaticana. Tra le riforme, l’eliminazione del Collegio dei Revisori e l’istituzione di un nuovo organismo di vigilanza.

Questa revisione dovrà essere approvata dalla Commissione Cardinalizia. La Commissione si dovrebbe riunire il prossimo 8 febbraio. Era prevista un’altra riunione della Commissione Cardinalizia a novembre, ma questa era stata poi annullata.