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Iraq, verso la celebrazione del Natale, in attesa del viaggio di Papa Francesco

I vescovi cattolici di Iraq hanno diffuso un messaggio al termine della loro riunione lo scorso 11 settembre. “Il Signore è la nostra speranza”

I vescovi di Iraq | I vescovi di Iraq al termine della loro riunione l'11 dicembre | Saint Adday I vescovi di Iraq | I vescovi di Iraq al termine della loro riunione l'11 dicembre | Saint Adday

In una situazione particolarmente critica, “il Signore ci viene incontro e ci dona la salvezza attraversando tutti i deserti. Lui può far fiorire la speranza anche in mezzo alle desolazioni di ogni genere che assediano la vita quotidiana degli iracheni e dei popoli del Medio Oriente”. Lo scrivono i vescovi cattolici di Iraq, in un messaggio diffuso al termine della loro riunione dell’11 dicembre.

Logico che nella riunione si siano toccati anche i temi dell’organizzazione del viaggio Papale in Iraq, che si terrà (COVID permettendo) dal 5 all’8 marzo. Per l’organizzazione del viaggio, i vescovi si riuniranno straordinariamente a gennaio e febbraio, per seguire da vicino la preparazione di un viaggio che è ormai atteso da due anni, e che arriverà in un Iraq che vive sempre più il dramma delle migrazioni.

Nel Natale - suggeriscono i vescovi nel loro messaggio – il Signore ci viene incontro e ci dona la sua salvezza attraversando tutti i deserti. Lui può far fiorire la speranza anche in mezzo alle desolazioni di ogni genere che assediano la vita quotidiana degli iracheni e dei popoli del Medio Oriente. Una speranza che potrà essere alimentata anche dal segno dell’annunciata visita di Papa Francesco in terra irachena.

I vescovi hanno anche sottolineato che “ci manca la pace, siamo vulnerabili davanti alle milizie del Daesh e a quelle simili. La pandemia da COVID 19 sta depredando il nostro popolo, paralizzando le nostre capacità e spegnendo le nostre relazioni che sono l’essenza della nostra umanità”.

È il grande tema del ritorno della fiducia, che va di pari passo con l’eventuale ritorno di quanti sono dovuti fuggire a causa dell’arrivo del Daesh. E per questo, i vescovi iracheni paragonano la situazione del popolo iracheno al deserto. Ma – concludono – “in questo deserto, il Signore ci chiede di preparare le vie, perché sta arrivando il nostro Salvatore. Le nostre preghiere si alzeranno, per chiedere di essere salvati”.

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