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La Spina di Borgo, la chiesa delle Grazie e la icona di Maria davanti cui si prega ancora

La chiesa demolita di Santa Maria delle Grazie a Porta Angelica

La chiesa di Santa Maria delle Grazie |  | Archivio direzione generale fondo per il culto
La chiesa di Santa Maria delle Grazie | | Archivio direzione generale fondo per il culto
La chiesa di Santa Maria delle Grazie |  | Archivio direzione generale fondo per il culto
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La chiesa di Santa Maria delle Grazie |  | www.archiviocederna.it
La chiesa di Santa Maria delle Grazie | | www.archiviocederna.it
L'altare e l'icona nella nuova chiesa  |  | Wikipedia
L'altare e l'icona nella nuova chiesa | | Wikipedia
L'edicola sul palazzo che sorge al posto della chiesa  |  | Wikipedia
L'edicola sul palazzo che sorge al posto della chiesa | | Wikipedia

Tra le chiese sparite nella grande risistemazione di Borghi dopo la demolizione della Spina c’è quella di Santa Maria delle Grazie a Porta Angelica. La chiesa si trovava quasi a Piazza del Risorgimento, quindi abbastanza lontana dalla Spina. Ma venne sacrificata per far spazio ai palazzi nuovi che la Santa Sede costruì grazie ad un accordo a seguito dei Patti Lateranensi a fine anni ’30. Furono gli ultimi costruiti a Roma prima della guerra.

Per più di trecento anni la chiesa, un vero santuario, accoglieva i pellegrini ed era il primo edificio appena entrati nella “Porta Angelica”. 

Fu Sisto V a fondarla e ad affidarla al camaldolese Albenzio de Rossi di Cetraro che accoglieva i pellegrini verso San Pietro. 

Il Papa sapeva le necessità di molti di loro, poveri e disagiati e diede l’incarico al monaco di costruire un ospizio. Uno in più sulla via che portava alla tomba dell’ Apostolo. 

La prima cappella è del 1588 con un ricovero. Ci si poteva avere rifugio fino a 8 notti, si aveva una pasto al giorno e assistenza sanitaria di emergenza. 

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Nel Giubileo del 1600 fu particolarmente attivo, ma reperire i fondi era sempre molto difficile. 

La chiesetta era intitolata all’ Ascensione ma il Cardinale Marcello Lante priore dell’Ospizio espose una piccola icona bizantina delle Terra Santa davanti alla quale molti fedeli venivano a pregare. E ottenevano delle grazie. Nel 1644 il Capitolo Vaticano, ne verificò l’autenticità ed incoronò la immagine mariana. La chiesa si ampliò insieme alla fama miracolosa e nel 1732 divenne ufficialmente Santa Maria delle Grazie. 

La chiesa aveva un portico con tre archi e sull’altare maggiore era l’icona miracolosa di Maria.

C’era anche un altare dedicato a San Francesco di Paola  e uno a San Francesco di Assisi.

L’immagine di Maria era contornata di moltissimi ex voto e la vocazione assistenziale del convento annesso non venne mai meno, anche se gli ordini religiosi si succedettero negli anni. 

Si arrivò nell’800 ai cosi detti “Scalzetti” i Frati dell’ordine della Penitenza di Gesù Nazzareno che ampliarono la chiesa e la restaurarono. Dopo il 1970 la chiesa diventa proprietà del Fondo di Beneficenza e Religione della Città di Roma anche se continua ad essere officiata.

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Negli anni successivi ci furono diversi interventi di manutenzione  e decorazione fino al 1925 quando il cardinale Merry del Val incoronò la Madonna delle Grazie con un cerimonia in Piazza San Pietro. Il popolo amava quella immagine, ma nel 1935 Pio XI soppresse l’Ordine della Penitenza e il santuario venne compreso nel progetto di demolizione di via di Porta Angelica. A nulla servirono le proteste. Nel 1937 vennero fatti studi e foto che oggi sono conservate  nell’archivio della Direzione Fondo e Culto. La demolizione arriva il 9 agosto del 1939, i beni e gli arredi  vengono presi dall’ Opera per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese e vengono disperse in altre chiese. 

Alcune si trovano nella chiesa che conserva il titolo, Santa Maria delle Grazie oggi al Trionfale costruita nel 1941a cominciare dalla icona miracolosa con un suo altare, come la pala dell’ Ascensione. Tullio Rossi, architetto ufficiale dell’Opera, che ha costruito la chiesa utilizza la cancellata della antica chiesa anche Santa Maria Regina Pacis a Monteverde.

La chiesa e la icona sono ricordate ancora oggi in una edicola, una “madonnella” in un angolo di uno dei grandi palazzi anni ’40 di proprietà della santa Sede. Fa ricordare un po’ un racconto di Don Camillo, con la discussione sulla sopravvivenza di una cappelletta mentre si costruivano case popolari. La chiesa non aveva proprio spazio stavolta, ma davanti a quella icona ancora oggi ci sono fiori e lumini, perché alla Madonna c’è molta gente che chiede le Grazie.