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La Verna, il Santuario francescano. Le stimmate di Francesco tra storia, attualità, futuro

L'intervista di ACI Stampa a Fra Francesco Brasa, Guardiano del Santuario

Il Santuario La Verna sotto la neve |  | Sito La Verna
Il Santuario La Verna sotto la neve | | Sito La Verna
Una domenica al Santuario La Verna |  | Sito La Verna
Una domenica al Santuario La Verna | | Sito La Verna
Una processione al Santuario La Verna |  | Sito La Verna
Una processione al Santuario La Verna | | Sito La Verna

La Verna è un bellissimo Santuario Francescano che si trova sull'Appennino Toscano. L'evento delle stimmate e l'esempio di vita in preghiera sono il bene più prezioso che Francesco consegna ai frati della Verna. Ma oggi, in questo tempo difficile per tutti di pandemia, come vivono i frati del Santuario? In che modo trasmettono ancora l'eredità di Francesco? ACI Stampa ne ha parlato con Fra Francesco Brasa, Guardiano del Santuario.

Il Santuario di La Verna. Lei che è il Guardiano di questo posto meraviglioso, ci racconti la sua storia e perchè è così importante e conosciuto nel mondo francescano?

Il Sacro Monte della Verna è uno dei santuari delle origini francescane più importanti. La sua storia plurisecolare inizia nel 1213, quando Messer Orlando Cattani, signore di Chiusi della Verna donò questo monte a Francesco e ai suoi frati come luogo di eremo. La novità del carisma francescano, rispetto alle forme di vita masctiche preesistenti, consisteva appunto nell’alternanza tra tempi di eremo, vissuti comunque in piccole fraternità, e tempi di apostolato itinerante, durante i quali intermissa quiete, i frati riconsegnavano al popolo ciò che avevano ricevuto dal Signore nel tempo della preghiera.

Quando arriva Francesco qui?

La presenza di Francesco e dei suoi frati alla Verna è attestata dal 1214 al 1224 per periodi di eremo estivo, e a quel periodo risale la costruzione della prima chiesa del santuario: la “chiesina” di Santa Maria degli Angeli, voluta dal santo in ricordo della Porziuncola di Assisi. Nel 1224 Francesco vive la sua ultima “Quaresima alvernina”. È ormai un uomo fortemente provato dalla malattia, che lo porterà in due anni alla morte, dalla cecita e dalla crisi che attraversa e spacca l’ordine circa l’interpretazione del voto di povertà. In questo contesto di crisi, torna alla Verna, per cercare nella solitudine contemplativa una risposta. L’episodio e il dono delle Stimmate si collocano come luce e risoluzione di questa crisi: nel contemplare il Cristo crocifisso e risorto che gli appare, Francesco sente che il suo dolore èaccolto dal Signore, morto per lui, e sperimenta nella sua vita la grazia della Pasqua. Questo incontro lascerà anche un segno visibile nel suo corpo: quelle stesse ferite che il Signore gli ha dato di toccare, come a san Tommaso, i segni della misura del suo amore. Questo evento, vertice della vita del Poverello e del suo lascito carismatico, fa della Verna uno dei santuari francescani più importanti ed eloquenti. Già la prima generazione francescana fa di questo luogo una meta di pellegrinaggio: san Bonaventura e sant’Antonio da Padova, tra gli altri sentiranno l’esigenza di trascorrere tempi di eremo in questo luogo santo. Da qui inizia quella trasformazione che trasformerà il piccolo eremo estivo in una fraternità stabile, custode del mistero delle Stimmate, capace di accogliere un grande numero di pellegrini.

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La pandemia ha toccato anche la vita di un Santuario grande e visitato come il vostro. In che modo soprattutto?

La nostra quotidianità, come quella di tutti, è stata stravolta dalle conseguenze della pandemia. Come molte famiglie, pur essendo grazie a Dio scampati al contagio, abbiamo sofferto il lutto per la morte di confratelli, parenti e amici. Come molti lavoratori, abbiamo visto le nostre normali attività interrotte e sentito il morso della crisi economica. La nostra vita è rallentata... ma non si è fermata. Accanto alle preoccupazioni, si è sentita forte e unanime in tutta la comunità l’urgenza di darsi da fare... in tanti modi: intensificando la preghiera, portando nel cuore la sofferenza dell’umanità in questi mesi di prova, ma anche facendo sentire la nostra voce in un annuncio di vicinanza e di evangelica speranza.

Nonostante l'emergenza sanitaria come continuate la vostra opera di evangelizzazione? Avete iniziative?

Come molti altri, in questo tempo di isolamento, abbiamo riscoperto e utilizzato le occasioni di prossimità che ci consentono i mezzi di comunicazione: dal aprirci alla possibilità di colloqui telefonici personali, per farci accanto a chi nella solitudine è più esposto alla crisi, alla possibilità di far arrivare a grandi numeri di persone la Parola del Signore attraverso videocatechesi messe on line (rintracciabili sulla pagina Facebook del santuario e sul mio canale youtube). Questo farsi accanto attraverso queste forme di comunicazione ha raggiunto svariate migliaia di persone, molte delle quali ancora oggi ci ringraziano per averli aiutati a “custodire la speranza”. Siamo consapevoli che questo – ormai lunghissimo – tempo di prova, spogliandoci di tante sicurezze umane, ci ha resi più consapevoli del nostro bisogno di senso, più recettivi del vangelo e del suo messaggio, più naturalmente spinti alla preghiera. Il deserto che stiamo attraversando, può essere e sarà per molti come per l’Israele biblico, un tempo di prova che però riaccompagna all’Alleanza con il Signore. Speriamo presto di poter tornare ad una evangelizzazione “faccia a faccia”, all’interno di una relazione umanamente più autentica, ma non possiamo dimenticare ciò che questa eperienza ci ha insegnato, sul cercare occasioni di prossimità e annuncio anche attraverso i nuovi sistemi di comunicazione.

Un augurio ai fedeli e a chi vi segue in questo tempo difficile di pandemia.

L’augurio che faccio a me stesso e a tutti, è quello appunto di approfittare di questo tempo per riscoprire colui che chiamiamo “Salvatore”... in un tempo in cui, crollate le certezze umane, sentiamo forte più che mai l’urgenza che qualcuno ascolti il nostro grido, si faccia vicino e ci salvi.

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