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L'Anno di Giovanni Paolo II, Tommaso Moro il patrono dei politici e dei governanti

Il Papa sceglie il martire come modello per una etica politica della dignità e del bene comune

Giovanni Paolo II al Parlamento italiano  |  | storia.camera.it
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Giovanni Paolo II al Parlamento italiano | | storia.camera.it

“Quando l'uomo e la donna ascoltano il richiamo della verità, allora la coscienza orienta con sicurezza i loro atti verso il bene. Proprio per la testimonianza, resa fino all'effusione del sangue, del primato della verità sul potere, san Tommaso Moro è venerato quale esempio imperituro di coerenza morale. E anche al di fuori della Chiesa, specie fra coloro che sono chiamati a guidare le sorti dei popoli, la sua figura viene riconosciuta quale fonte di ispirazione per una politica che si ponga come fine supremo il servizio alla persona umana”.

Si apre così il testo di Giovanni Paolo II che nel 2000 decise di proclamare Tommaso Moro patrono dei politici e dei governanti. Una decisione che nasce anche dalla esperienza del Papa grande viaggiatore.

In ognuno dei suoi viaggi Giovanni Paolo II incontrava non solo i capi dei governi, ma spesso anche il mondo della politica e in alcune occasione il Papa era ospite del Parlamento nazionale.

Incontri che hanno fatto crescere nel Papa la consapevolezza della necessità della santità nella politica.

Il 14 novembre del 2002 il Papa fece un magistrale discorso al Parlamento italiano. Era la prima volta dall'unità d'Italia che un Papa entrava in un'aula parlamentare italiana .
Giovanni Paolo II era stato nel 1988 al 
Parlamento Europeo e nel giugno del 1999 era entrato nel Parlamento polacco.

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Nel Motu proprio il Papa spiega il perché della sua scelta scrivendo che ci sono varie motivazioni: “Tra queste, il bisogno che il mondo politico e amministrativo avverte di modelli credibili, che mostrino la via della verità in un momento storico in cui si moltiplicano ardue sfide e gravi responsabilità. Oggi, infatti, fenomeni economici fortemente innovativi stanno modificando le strutture sociali; d’altra parte, le conquiste scientifiche nel settore delle biotecnologie acuiscono l’esigenza di difendere la vita umana in tutte le sue espressioni, mentre le promesse di una nuova società, proposte con successo ad un’opinione pubblica frastornata, richiedono con urgenza scelte politiche chiare a favore della famiglia, dei giovani, degli anziani e degli emarginati”.

Tommaso Moro è un modello, un esempio e la sua vicenda umana “illustra con chiarezza una verità fondamentale dell'etica politica. Infatti la difesa della libertà della Chiesa da indebite ingerenze dello Stato è allo stesso tempo difesa, in nome del primato della coscienza, della libertà della persona nei confronti del potere politico. In ciò sta il principio basilare di ogni ordine civile conforme alla natura dell’uomo”.

Due anni dopo nel citato discorso al Parlamento italiano Giovanni Paolo II approfondisce il tema rivolgendosi all’Italia : “ Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all'edificazione del bene comune della Nazione. Tale cooperazione, peraltro, non può prescindere dal riferimento ai fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa dell'essere umano. Al riguardo, nella Lettera enciclica Veritatis splendor mettevo in guardia dal "rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità" (n. 101). Infatti, se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, annotavo in un'altra Lettera enciclica, la Centesimus annus, "le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia" (n. 46)”.

Oggi la Chiesa ricorda san Tommaso Moro. É lui che ha coniato il termine “utopia”, indicando un'immaginaria isola dotata di una società ideale. Nel 1935, è proclamato santo da Papa Pio XI; dal 1980 è commemorato anche nel calendario dei santi della chiesa anglicana il 6 luglio, assieme all'amico John Fisher, vescovo di Rochester, decapitato quindici giorni prima di Moro.

La sua forza morale che lo fecero andare incontro alla morte piuttosto che cedere all’arroganza del potere lo hanno reso un santo ecumenico.