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Lavoro, Bregantini: "Non possiamo fermarci agli auspici"

L'Arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini |  | ACI Stampa L'Arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini | | ACI Stampa

A Cagliari proseguono i lavori della 48/ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. Il lavoro è il tema centrale a cui è dedicata l’assise. E di questo ACI Stampa ha parlato con l’Arcivescovo di Campobasso, Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, già Presidente della Commissione CEI per il lavoro.

Il lavoro è il tema più cogente e drammatico e insieme più centrale. Il punto nodale sta a far sì che questa settimana riesca a fare delle scelte di spessore come sentiamo tutti grande bisogno. Tra queste scelte io ne vedo tre. La prima è riprendere in mano il discorso della domenica: la domenica è il giorno in cui più di ogni altro i lavoratori sono sfruttati e le famiglie disgregate. Bisogna imitare la Svizzera e la Germania che la domenica non lavorano. Questa proposta bisogna far sì che venga messo in primo piano in questo incontro. La seconda è riuscire a far sì che le buone pratiche non siano solo imitate ma siano capaci di cambiare, di creare un nuovo modo di pensare sul piano legislativo favorendo flessibilità sulla burocrazia, aiutando le piccole cooperative, cioè creando una nuova legislazione sociale a vantaggio dei piccoli lavoratori. La terza è che il mondo cattolico sappia essere sempre più vitalmente impegnato su queste cose: far sì che le piccole cooperative ad esempio diventino il fiore all’occhiello delle parrocchie. Così un paese cambia. 

Questo programma cozza contro la globalizzazione?

Sì. Il mondo del lavoro gioca anche sulla macroeconomia, è vero. Però se ci spaventiamo non riusciamo a proporre nulla. La forza di questa assise è partire dalle buone pratiche locali… Questa macroeconomia è messa in gioco dalle piccole economie: se noi siamo capaci di far maturare bene questo, anche la macroeconomia può cambiare. Questa è la proposta: non bisogna solo imitare, bisogna prendere come modello rivoluzionario le piccole economie.

Che risposta si aspetta dalla politica?

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Noi dobbiamo essere compatti e con poche proposte chiare, ben motivate, coraggiosamente difese… Questa modalità di lavoro permetterà che anche il mondo politico prenda in seria considerazione la cosa. Se invece si riduce a una serie di auspici, non incidiamo più. E’ passato il tempo di riflettere soltanto. Le premesse ci sono, dobbiamo creare uno spazio più grande.

Quindi serve uno scatto di concretezza?

Sì. Ma soprattutto metodologico.