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Letture, Baldovino IV, quel re malato che fece la storia di Gerusalemme

Un dettaglio della copertina del libro |  | www.graphe.it Un dettaglio della copertina del libro | | www.graphe.it

Continuare a vivere con il volto e il corpo sfigurato dalla lebbra è già un'impresa.  Diventare un sovrano, reggere le sorti di un regno turbolento e travagliato, andare in battaglia e vincere, anche, è un'impresa titanica, impossibile, ai nostri occhi di uomini del ventunesimo secolo, abituati, almeno in Occidente, a curarci per ogni minimo malanno con dosi massicce di farmaci, quasi incapaci di muoverci per un mal di schiena, abituati a liberarci immediatamente di più piccolo dolore. Incedibile che si possa convivere con un corpo deturpato.

Quando si leggono  molte biografie di donne e uomini del passato rimaniamo stupiti nell'apprendere con  quali sforzi, quali sacrifici, con quali dolorose malattie spesso dovessero convivere. Leggere la vita e le vicissitudini di Baldovino IV di Gerusalemme rende ancora più stupefatti. Era conosciuto fin dai suoi primi esordi come sovrano  come "il re lebbroso", per via della rabbiosa malattia che fin da piccolo ha cominciato a rosicchiare il suo corpo,  tanto da costringerlo a coprirsi il volto devastato con una maschera di ferro. Circondato sempre da sospetto, disprezzo, pregiudizio, commiserazione. Erano gli anni tra il 1100 e il 1200, non c'erano rimedi efficaci per combattere la malattia. Erano anni di feroci guerre, di contrapposizioni violente, ma anche anni in  cui il  coraggio,  la determinazione, la fede costruivano corazze impenetrabili al dolore e alle debolezze umane.

La straordinaria vicenda di Baldovino il re lebbroso viene ancora una volta ricostruita e ricordata, per noi esausti abitatori del mondo ipertecnologizzato, nel libro di Ilaria Pagani, edito da Graphe. It  Con un narrazione brillante e fluida, con una solida documentazione alla base,  senza enfasi ne' pregiudizi,   ecco che ci appare quel mondo lontanissimo e rutilante della Terra Santa riconquistata ai musulmani,  la Gerusalemme del medioevo, le crociate,  le battaglie nei deserti e nelle cittadelle fortificate dinanzi al mare, personaggi mitici come il Saladino.  E  i templari, soldati leggendari  e i loro mille misteri. Tutti gli elementi possibili per essere trascinati in storie che lasciano senza fiato. Storie di follia, di sangue, ma anche di forza,  di fede senza limiti. Ecco Baldovino, fragile,  piagato,  ma senza paura, destinato ad una fine rapida e silenziosa, diventato invece una leggenda.

La sua storia nasce e si sviluppa in una manciata di anni, essendo morto a soli 24 anni. Era appena tredicenne quando divenne re nel 1174 per decisione della corte di Gerusalemme,  dominio di intrighi e fazioni perennemente in lotta tra loro, come in tutte le corti che si rispettino. Lui mise d'accordo tutti perché,  essendo così giovane e già malato, era facilmente prevedibile che sarebbe stato un docile strumento da dirigere dove si fosse voluto. Baldovino, invece, si rivelò di ben altra tempra. Cominciò subito a tenere testa a conti e duchi e soprattutto convinto senza possibilità di dubbi di  non cedere di un passo alla pressione che sul piccolo ma centrale regno stavano di nuovo esercitando gli eserciti musulmani. E questa volta più temibili che mai, perché avevano un condottiero il cui nome bastava a incutere paura e rispetto: il Saladino.

Il giovane sovrano che, contro tutto e tutti, decide di non sottrarsi allo scontro, ha sedici anni. Siamo nel 1177. Invece si chiudersi a difesa nella Città Santa, contando in un lungo assedio che potesse sfinire gli assalitori, Baldovino fa una cosa impensabile: esce e va a stanare il nemico. Lo sfida, lo vuole affrontare. Non intende lasciare i luoghi santi, legati alla vita di Cristo, alla sua passione, morte e risurrezione nelle mani di un popolo che non li venera. Con soli 500 cavalieri e poche migliaia di unità di fanteria,  a cui si aggiungono all'ultimo momento 80 cavalieri templari, affronta più di 2000 soldati del sultano della Siria e dell'Egitto.

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I due eserciti si affrontano a Montgisard,  il 25 novembre, nei pressi di una fortezza templare vicino alla città di Ramia. Quando i cristiani vedono con chi avranno a che fare, rimangono quasi pietrificati dalla paura. Baldovino,  pieno di dolori, scende a fatica dal suo cavallo e si fa portare il vessillo con  la reliquia della Vera Croce. Si inginocchia, prega, piange. I suoi soldati,  guardandolo,  decidono che a qualunque costo non cederanno al nemico. E al comando del re si gettano in un disperato attacco frontale. Che disorienta l'esercito del sultano e finisce per farlo sbandare. 

Un cronista arabo così descrivera', con amarezza, la peggiore sconfitta militare del Saladino: " D'un tratto, ecco spuntare i cavalieri franchi, veloci come lupi e latranti come cani. Essi si fecero sotto per lo scontro ravvicinato, dardeggiando come fuoco. E i figli di Maometto ripiegarono". Dopo otto anni di regno tra intrighi e ostilità, diatribe familiari e scontri sulla successione, in attesa continua e spasmodica della sua morte, il giovane re si spegne, solo, amareggiato, ma fedele al suo Signore nei cieli.

Nel luogo in cui si era strappata una vittoria tanto insperata quanto straordinaria Baldovino fece costruire un monastero benedettino, convinto che solo un intervento divino aveva potuto rovesciare le sorti del combattimento. Il monastero fu dedicato a santa Caterina d'Alessandria, che ancora oggi si celebra il 25 novembre.

In tempi di politically correct parlare o scrivere di crociate può essere rischioso. A meno di non fare come alcuni registi,  soprattutto di Hollywood, che hanno messo in scena i  cristiani, soldati, re, duchi, baroni, templari che fossero, come una massa di deboli e pavidi, dominati dalla sete di potere e di denaro.

E anche Baldovino, quando viene tirato in ballo, non risulta particolarmente degno di memoria. La verità sta nel mezzo, come sempre. O quasi sempre. Anche nel caso di questo ragazzo malato e solo, con i suoi limiti e le sue debolezze, perché non era un personaggio mitologico,  come ben dimostra il libro della Pagani, ma un uomo dei suoi tempi,  capace anche di spietatezza contro i nemici, di incertezze e di errori. Ma il suo coraggio e la sua fede non sono discutibili,  hanno avuto ragione di mille ostacoli invalicabili,  e soprattutto di questi tempi sono esempio e conforto.

Ilaria Pagani, Baldovino IV di Gerusalemme. Il re lebbroso. Graphe.it editore, pp.186, euro 15

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