Roma , venerdì, 20. giugno, 2025 18:00 (ACI Stampa).
“Cadeva la notte di San Giovanni. Olì uscì dalla cantoniera biancheggiante sull'orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada, e s'avviò pei campi. Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po' obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie. Dalla cuffietta rossa, legata sotto il mento sporgente, uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie: questa acconciatura ed il costume pittoresco, dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve, davano alla fanciulla una grazia orientale. Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava striscie di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d'asfodelo da cogliere l'indomani all'alba per farne medicinali ed amuleti."
Così nel suo romanzo “Cenere” Grazia Deledda descrive la giovane protagonista che si appresta a vivere la notte che annuncia l’inizio dell’estate e da qui scaturisce e si dipana il difficile destino della ragazza, di suo figlio e dei tanti protagonisti che ruotano intorno a loro. Da queste prime pagine si diffonde il profumo della suggestione di una notte simile che ha ispirato preghiere, leggende, tradizioni ampiamente presenti in tante pagine della letteratura di ogni tempo, da Petrarca a Verga e D’Annunzio, tra gli altri.
Tutto ruota intorno alla straordinaria figura di san Giovanni Battista. Il quale è anche patrono dell’amicizia, quindi tutti quelli che vogliono contare su un’amicizia che sia un legame spirituale per tutta la vita diventano “compari e comari di San Giovanni” e si promettono eterna fedeltà, perché come recitava il proverbio popolare "San Giovanni non vuole inganni". Del resto, Giovanni è stato colui che ha preparato la strada al Salvatore e anche se si è incontrato una sola volta con Gesù, secondo la testimonianza del Vangelo, la sua amicizia per Lui porterà Giovanni a dare la propria vita per non venire meno alla sua missione nel Suo nome. Amicizia forte più di ogni cosa, che rivive nelle pagine sublimi di letteratura.
Bisogna tornare all’origine dell’avvenimento. Sul finire di giugno, in una data che può variare tra il 20 e il 21 del mese, il grande orologio celeste batte il mezzogiorno nell’emisfero boreale, dando inizio all’estate astronomica. Il sole raggiungendo la sua massima declinazione positiva sull’equatore celeste regala il miracolo del giorno più lungo e della notte più breve. Nel giorno del solstizio estivo, il sole sembra fermarsi nel cielo [dal lat. solstitium, da sol «sole» e stitium e «fermare, fermarsi»], per poi nei giorni successivi iniziare il moto inverso con la conseguente diminuzione delle ore di luce. Un fenomeno del genere non può non aver suggestionato l’uomo fin dalle origini della civiltà, facendo nascere culti, miti e leggende. Da questo primitivo nucleo di credenze e riti legato al calendario solare, discendono le feste contadine di mezz’estate nella nostra Europa: dall’Irlanda alla Russia, dalla Norvegia e dalla Svezia alla Spagna e alla Grecia, in cui il fuoco ha una parte fondamentale anche in chiave apotropaica, in quanto mezzo per allontanare gli spiriti maligni e consumare le energie negative.
Dopo la diffusione del cristianesimo e per lunghi secoli a Roma e nei domini della Chiesa era diffusa pratica esporre sui davanzali, sui balconi o in luoghi all’aperto, delle ‘bagnarole’ piene d’acqua perché si credeva che il Santo, passando nottetempo, le avrebbe benedette. Allo spuntar del sole era usanza lavarsi con la guazza benedetta di san Giovanni; l’acqua al pari del fuoco nella concezione magica tradizionale, si riteneva avesse il potere di liberare dalle scorie del passato e preparare a una nuova vita.