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Letture, i libri dello spirito cristiano della norvegese Sigrid Undset, premio Nobel

La conversione di una scrittrice che porta alla luce un medioevo grandioso

Sigrid Undset |  | Wikimedia Commons Sigrid Undset | | Wikimedia Commons

Un Medioevo grandioso come un affresco di forza primordiale: poco a che fare con l’immagine che abbiamo del “nostro” medioevo, con le sue città e comuni, le grandi cattedrali, le prime grandi opere d’arte che sono la premonizione, il primo bagliore  della straordinaria luce emanata dal Rinascimento. 

Il Medioevo a cui facciamo riferimento è quello del grande Nord, gli quello scandinavo. Grandi spazi selvaggi, una natura che si presenta come segno del Mistero, dalla forza sconvolgente. E una moltitudine di guerrieri, di contadini, di donne e di uomini generosi, peccatori, indimenticabili in ogni caso. Questo è il mondo ri-creato da Sigrid Undset, la scrittrice norvegese premio Nobel per la letteratura. Il mondo dei suoi grandi romanzi storici  di molti racconti, un mondo che allarga i suoi confini a dismisura.  La Undset e i suoi libri sono stati a lungo dimenticati, del tutto colpevolmente. 

Nella benemerita collana I libri dello spirito cristiano  della gloriosa Bur, collana voluta e  diretta da don Luigi Giussani, la Undset vi figurava con il suo capolavoro “Kristin figlia di Lavrans”. Grazie a questa pubblicazione è riuscita ad avvincere centinaia di adolescenti e giovani che hanno amato, pianto, combattuto, odiato, creduto attraverso Kristin e la sua vita turbinosa, che si sono sentiti in compagnia con questi personaggi, fino a sentirli quasi amici e confidenti.  Poi, però, tutto questo sembrò passare appunto nel dimenticatoio. Ora la casa editrice Utopia sta riproponendo alcune sue opere e la speranza è che la Undset torni, poco a poco, ad occupare il posto che merita.

La scrittrice  nasce nel 1882 e cresce a Oslo, una città, anche se isolata dal circuito delle grandi capitali internazionali, comunque di fermenti e di stimoli.

Una serie di vicissitudini familiari, tra cui la morte prematura del padre, non le consente una formazione scolastica regolare. Inizia a scrivere molto presto e riesce a diventare, ancora giovane, una delle voci più autorevoli della letteratura norvegese ed europea. Si dedica ai romanzi storici, saghe e agiografie, spesso di ambientazione medievale. Nelle sue opere si rispecchia la sua profonda libertà intellettuale e spirituale, una generosità che segna tutta la sua esistenza, vissuta spesso controcorrente, come nella conversione al cattolicesimo, che le attira pesanti critiche,  e nella resistenza antinazista, che le costa la vita di un figlio e la fuga dalla patria norvegese. Ma più di ogni cosa, per lei, è importante la coerenza interiore, la ricerca della verità e del compimento di se’,  la tensione all’infinito. 

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Viaggiatrice instancabile, curiosa di ogni forma di civiltà e di cultura, nel 1928 riceve il premio Nobel. Dopo la fuga negli Stati Uniti, torna in patria, dove muore nel 1949, appena finita la guerra.  Le sue opere vengono considerate autentici classici della contemporaneità tradotti in tutto il mondo, ma, come si accennava, almeno in Italia, sembrano essere state condannate all’oblio.

In primo piano ci sono i grandi romanzi storici, ambientati nel Medioevo vichingo, “Olav Audunssøn”, e soprattutto “Kristin figlia di Lavrans”, di cui “La saga di Vigdis” (ora pubblicata da Utopia) è in un certo senso la preparazione. Un  grande e minuzioso affresco della vita di una donna, Kristin, che sfida tutto e tutti per amore di Erlend, colui che diventerà il marito, e la sua non sarà certo una storia a lieto fine, ma lunga, tortuosa, piena di cadute e di risalite. Kristin, dunque, i suoi amori, il rapporto con il padre, con i figli, con la società del tempo è il filo principale nella trama  dell'arazzo che l'autrice tesse con realismo e poesia, dandogli il respiro del capolavoro e collocandosi di diritto tra gli eredi della grande tradizione narrativa dell’Ottocento, da  Zola a Dostoevskij.  

Proprio mentre scrive quest’opera tra il 1920 e il 1922, la Undset si converte al cristianesimo (ufficialmente viene accolta nella Chiesa a Montecassino nel 1925)  prima di tutto perché ne coglie  la forza di "umanizzazione" della vita privata e sociale. Nel mondo pullulante di personaggi e di storie niente viene censurato: il peccato, la passione – carnale e sentimentale – la violenza, la generosità, la forza, la fedeltà alle proprie scelte e di non arretrare dinanzi al male e alla sofferenza. Forse anche per via dei personaggi femminili che lei tratteggia con la loro devozione e dedizione, al di là di ogni tradimento e di sofferenza, ai legami familiari, viene  anche presa di mira da quel femminismo che lei stessa vedeva votato "al martirio del ridicolo", mentre era stata a lungo considerata una figura di riferimento come modello di indipendenza femminile. 

Forse pesa anche  la conversione al cattolicesimo, considerata appunto da quel mondo intellettuale e politico, una “pietra d’inciampo” per lo sviluppo della piena libertà, soprattutto delle donne , una forza della “reazione”, insomma. Ma la scrittrice non si lascia impressionare da questi attacchi e pregiudizi, continua per la sua strada, crea i suoi “eroi” che, come lei stessa,  non hanno certo paura di misurarsi con la grandezza della vita – e della ricerca di una scrittura grande, non mediocre - con il Mistero che la governa, con l’idea di essere creature con i limiti e la nostalgia, mai veramente lenita, per l’infinito.

Sigrid Undset, La saga di Vidgis, Utopia editore, pp.176, euro 18 

                        Kristin figlia di Lavrans, BUR, pp.706, euro 15

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