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Letture, se la musica in chiesa è preghiera come si fa a pregare bene?

Un libro raccoglie delle conversazioni sulla "lex cantandi"

La copertina del libro  |  | pd La copertina del libro | | pd

Interno di una  chiesa,  durante la  celebrazione della Messa. Gente svogliata segue un canto che sfila via stonato, mentre due chitarre lo accompagnano sgangheratamente.  Interno di una chiesa, durante la celebrazione della Messa. Un coro, accompagnato dal suono dell'organo, riesce a far cantare quasi tutti i fedeli presenti.

La partecipazione ai sacramenti non viene meno, la fede non viene misurata in un senso, o nell'altro, ma certo l'intensità della presenza  cambia. E anche la voglia di restare. Grazie alla bellezza e all'armonia, il canto e la musica spingono più in alto la preghiera, con uno slancio più vigoroso.

Da sempre,  nella sua multiforme attività, Aurelio Porfiri si dedica a diffondere e a "proteggere", diremmo così,  la grandezza e la ricchezza della liturgia. Maestro e musicista, con cattedre, corsi e attività che tiene in tutto il mondo, da Londra, a Macao, passando per Roma, divulgatore con decine e decine di pubblicazioni, ora ha raccolto in un volume i molti spunti e le riflessioni, intorno al tema, scaturite da un incontro-dibattito tenutosi qualche tempo fa, dal titolo "Lex Cantandi,  Lex Credendi.  Conversazioni a Monselice".
 
Gli interventi si sono tenuti il 21 ottobre 2018 a Monselice (Padova), presso la parrocchia del Carmine, nell'ambito di un incontro formativo rivolto ai  coristi e musicisti del  oro del vicariato di Monselice, a cui hanno partecipato i maestri Porfiri e Marco Ronchi.

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Papa Francesco, nel settembre scorso, ricevendo l'Associazione italiana Santa Cecilia, ha sottolineato  l'importanza capitale della musica sacra, che crea "ponti" tra le persone e abbatte le barriere anche con chi non sentiamo vicini,  avvicina a Dio, rappresenta una via di evangelizzazione a tutti i livelli, anche perché "la liturgia è la prima maestra di catechismo".
 
E ha ribadito che "cantare, suonare,  comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio. E' un privilegio, un dono di Dio esprimere l'arte musicale e aiutare la partecipazione ai  misteri divini. Una bella e buona musica è strumento privilegiato all'a vicinamento al trascendente,  e spesso aiuta a capire il messaggio anche chi è distratto".
 
Abbiamo rivolto qualche domanda al maestro Porfiri per approfondire e comprendere meglio il tema.

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Lei spiega con chiarezza e profondità come una delle più grandi opere cristiane e dell'intera civiltà sia il canto liturgico. Ma oggi questa convinzione è ancora viva? 
 
È ancora viva in alcuni ma sembra di essere dimenticata da altri, purtroppo anche nel clero. Quanto dobbiamo all’opera e al patrocinio della Chiesa Cattolica che ha contribuito in modo fondamentale alla nostra civiltà? La Chiesa era il motore della nostra cultura. Oggi alcuni pensano che sia giusto  accontentarsi di rincorrere culture aliene alla prospettiva cristiana. Certo, bisogna conoscere tutto, ma non dimentichiamo che ci si chiede di vagliare ciò che é buono. Non tutto lo é.

Le chiese si svuotano, purtroppo è un dato di fatto: non potrebbe essere anche, o almeno in parte,  a causa della sciatteria delle celebrazioni? E delle canzoni  "a sfondo religioso" che rifanno il verso alle canzoni pop, tanto in voga dagli anni Settanta? 
 
Certo questo può aver contribuito. Se ci si accontenta di rincorrere il mondo sempre più gente non vede più l’alternativa. La “sciatteria” che lei menziona scoraggia tanta gente nell’andare a Messa. A volte è veramente un sacrificio assolvere l’obbligo domenicale.
 
Che succede al latino di cui sono sempre meno competenti persino i sacerdoti? Davvero latino, tradizione, amore per il gregoriano sono sinonimo di passatismo e di chiusura?
 
Lei immagina la mia risposta. Mi basterebbe dire che papa Francesco nel suo discorso alle Scholae Cantorum dello scorso settembre ancora propone il canto gregoriano come modello della musica liturgica e parla di come la musica sacra sia una sorta di ponte fra il nostro passato liturgico e il presente. Non dobbiamo pensare che amare la Tradizione sia amare il passato, è amare l’eterno.
 
Oggi come si possono appassionare i giovani alla riscoperta della tradizione liturgia a e della grande musica? 
 
Questo è molto semplice: proponendogliela. I giovani sono estremamente ricettivi alla vera bellezza, quando gli viene ben proposta. Se devono sentire in chiesa musica leggera mascherata da musica liturgica preferiscono l’originale e se ne vanno. I giovani sono alla ricerca di autenticità, di bellezza, di senso profondo. Necessitano di educatori che hanno il coraggio di proporre questi valori senza vergognarsene.