Il contesto nel quale avviene il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è drammatico. Gesù è stato rifiutato dai suoi concittadini di Nazareth e ha saputo che il cugino, Giovanni Battista, è stato ucciso dal re Erode. Pertanto decide di ritirarsi in disparte in un luogo deserto. Non per fuggire, ma per vivere una maggiore comunione con il Padre, al quale obbedirà fino alla morte in croce.

                Nonostante il suo tentativo di solitudine, la gente lo segue e lo ascolta perché ha “fame” e “sete” di Dio e riconosce in Lui una forza di attrazione “soprannaturale”, capace di dare una risposta al bisogno di giustizia, di amore e di gioia del loro cuore. Gesù, dice il testo evangelico, sentì compassione di questo popolo che lo seguiva. Si tratta di un’espressione che rivela l’atteggiamento di Cristo nei confronti dell’umanità. La miseria spirituale, morale e materiale degli uomini non lascia indifferente il Signore. Nella carne del Figlio di Dio si rivela a noi la compassione della Santissima Trinità. Dio non è un’entità lontana, impassibile che si limita a guardare con atteggiamento distaccato la travagliata storia dell’umanità. E’ tutto il contrario. Egli si fa vicino, ha pietà e giunge addirittura a farsi carne, carne segnata dalla tenerezza e dalla debolezza, per rendersi in tutto simile a noi.

                Il motivo per cui Gesù rifiuta la proposta degli apostoli - Congeda la folla perché vada nel villaggio  a comprarsi il pane – va ricercato nella sua “compassione” e proprio per questo ordina loro di provvedere alle necessità delle tante persone che lo seguono. Ma gli apostoli mancano di mezzi: possiedono solo pochi pani e due pesci. Gesù chiede che gli siano portati e su questi doni compie cinque gesti significativi: li prende, alza gli occhi al cielo, pronuncia la benedizione, spezza il pane e li dà ai discepoli. Si tratta degli stessi gesti che Gesù compirà per i’istituzione del sacramento dell’Eucarestia nella sera del Giovedì santo.

                L’Eucarestia, che viene adombrata nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, è il dono più grande che nasce dal cuore compassionevole di Cristo. E’ vero che l’uomo ha necessità per vivere del pane materiale, tuttavia questo non è sufficiente per dare alla vita la sua pienezza. Il cibo eucaristico ci ricorda una profonda verità. Lo sviluppo economico senza sviluppo spirituale distrugge l’uomo e il mondo. La  pretesa di salvare l’uomo senza la Verità, con i soli mezzi umani del potere terreno e del benessere materiale, fa precipitare l’uomo nel regno della menzogna e della disperazione. Gesù è il pane della vita. L’amicizia con Lui dà alla vita dell’uomo contenuto, speranza e senso. Solo da Lui può sorgere una vera cultura fondata non solo sull’avere, ma sul dare, non solo sul possesso, ma sull’amore, non solo sull’egoismo, ma sulla condivisone.