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Libano, aperta la causa di beatificazione di padre Kluipers, martire della guerra civile

Nel Libano colpito dal conflitto degli anni Ottanta, operavano, nel quartiere di Bekaa, i gesuiti, E fu lì che venne ucciso padre Kluiters, di cui si è aperta la causa di beatificazione.

Padre Nicolas Kluipers | Una immagine di padre Nicolas Kluipers, gesuita olandese ucciso in Libano nel 1985 | SJ Europe Padre Nicolas Kluipers | Una immagine di padre Nicolas Kluipers, gesuita olandese ucciso in Libano nel 1985 | SJ Europe

Padre Nicolas Kluiters era in Libano come missionario, in quel Libano colpito dal conflitto negli anni Ottanta del secolo scorso. E di quel conflitto fu vittima. Il 14 marzo 1985, mentre percorreva una strada della Békaa, fu sequestrato, torturato e ucciso. Un martire moderno, di cui, lo scorso 22 gennaio, si è aperto il processo di beatificazione a Beirut, con una celebrazione presieduta da monsignor César Essayan, vicario apostolico di Beirut per i Latini.

Barqa, era il villaggio maronita di cui il gesuita olandese era curato. Nato a Delft nel 1940, entrato nel 1966 nei gesuiti, padre Kluiters aveva un passato nelle Belle Arti che aveva messo da parte per seguire la sua vocazione di gesuita. Dopo i dieci anni di formazione e l’ordinazione sacerdotale, era andato in Libano, dove aveva anche imparato l’Arabo, ma solo nel 1976 fu definitivamente inviato nel Paese dei Cedri come missionario.

Padre Kluiters andò dunque nella Békaa, nel convento di Taanayel con i padri Hans Putman, Hani Rayess e Toni Aoun. I gesuiti lavoravano insieme alle Suore del Sacro Cuore, le Suore Missionarie Francescane di Maria, le piccole sorelle e religiose di Jabboul, facendo le normali opere di apostolato.

Nel 1981, fu nominato parroco di Barqa. Ma nel 1975 era cominciata in Libano la guerra civile. E fu lì che si sviluppò una nuova opera pastorale di padre Kluiters, che arrivò in un villaggio profondamente scosso dal dilemma se restare o partire nel mezzo della guerra, diviso tra famiglie e persino tra parrocchie. Lavorò da ponte tra le parrocchie rivali, stabilendo una scuola complementare a metà strada tra loro, e anche disegnando una via Crucis all’aperto.
Ma non solo. Coniugò il lavoro pastorale con quello dello sviluppò della popolazione, avviò vari lavori di pubblica utilità. Combatté la coltivazione dell’hashish piantando alberi da frutto, mise su laboratori di abbigliamento, creò un dispensario con l’Ordine di Malta.

Sono tutti progetti che creano una comunità, che portano la popolazione non solo a smettere di essere in conflitto, ma anche a decidere di rimanere. Padre Kluiters viveva negli alloggi a lui dati dalla popolazione, che lo accoglie nelle sue case, e girava senza paura per la Békaa, arrivando ogni giorno a Hermel dalle piccole Sorelle di Charles de Foucauld.

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È una attività che le fazioni in lotta in Libano videro come una minaccia. Nel 1984, padre Kluiters pensò che fosse tempo di cambiare, e valutò una missione in Sud Sudan. Ma il superiore generale, padre Kolvenbach, non è dello stesso avviso. Allora torna a Barqa, pur conoscendo i pericoli che andava ad affrontare.

E venne così il martirio. Considerato ormai una autorità, aveva ricevuto diverse minacce di morte. Nel marzo 1985, dopo una visita nella regione di Hermel, nella fretta di tornare a Barqa prese la strada che passava tra Nabha e Qaddam, nonostante gli fosse stato consigliato di non percorrerla. Fu proprio lì che subì l’imboscata.

Venne così il martirio, che padre Kolvenbach descrisse “non come una sorpresa, ma come frutto di una lunga maturazione vissuta in unione con l’offerta di Cristo, suo Signore crocifisso e risorto”.