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L'importanza della memoria. XXIII Domenica del Tempo Ordinario

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La liturgia della Messa di questa domenica è un invito alla speranza, a confidare pienamente nel Signore. In un momento di grande oscurità politica, sociale e religiosa il profeta Isaia alza la sua voce per portare conforto al popolo eletto ed annunciare il gioioso ritorno alla patria: Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio…Egli viene a salvarvi. E il profeta annuncia prodigi che si compiranno pienamente con la venuta del Messia. 

E in effetti, con la venuta di Cristo l’uomo, stanco o ferito a causa dell’esistenza umana, ritrova speranza, felicità e vita. Non a caso, il Vangelo della Messa ci presenta il miracolo della guarigione di un sordo muto. Il Signore su questa persona compie quattro azioni: 1) lo porta in disparte; 2) gli pone le dita nelle orecchie; 3) gli tocca la lingua con la saliva; 4) alza gli occhi verso il cielo e pronuncia una parola: Effatà, cioè Apriti. Chi opera la guarigione del sordo muto è Gesù, tuttavia Egli ha voluto – come in altre circostanze- servirsi di cose materiali, sensibili e visibili. I miracoli di Gesù si ripetono, hanno una loro attualità che continua anche per noi oggi attraverso i sacramenti.

Infatti, la Chiesa, fin dai primi secoli della sua storia, ripete gli stessi gesti compiuti da Cristo sul battezzato, accompagnandoli con queste parole: Il Signore Gesù che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola e di professare la tua fede. Con il Battesimo lo Spirito Santo libera l’uomo dal peccato che acquisisce la capacità di ascoltare la Parola di Dio e di proclamare le meraviglie di Dio. 

Il Signore, dunque, ancora oggi parla, opera e ci salva. Parla attraverso la Sacra Scrittura, che è veramente sua Parola, agisce e ci salva attraverso i Sacramenti i quali sono stati voluti dal Signore perché la redenzione d Lui operata possa raggiungere tutti gli uomini in modo semplice e accessibile. Infatti, in questi sette segni efficaci della grazia l’uomo incontra Gesù, la fonte di ogni grazia che rinnova la nostra vita: Nei sacramenti Gesù ci parla, ci perdona, ci fortifica, ci dà il bacio della riconciliazione e dell’amicizia, ci conferisce i suoi stessi meriti e il suo potere, ci dà tutto se stesso (E. Boylan, Questo tremendo amore, Ares 1956, 183). 

Alla luce di queste riflessioni emerge una dimensione imprescindibile per fondare la vita spirituale: l’importanza della memoria. Se desidero mantenere viva la mia coscienza cristiana, sono chiamato, prima di tutto, è fare memoria di ciò che io già sono: Io, certamente, sono, una povera creatura, che con facilità sbaglia e fallisce, tuttavia, in me è presente il mistero della vita divina perché io sono in Cristo e Lui è in me. Si tratta di una vita che, poichè proviene da Dio, non viene mai meno, a meno che non la rifiuti con il peccato. E tutto questo è dono della bontà e dell’amore del Signore. E quando la vita di Dio raggiunge la mia vita anche la morte perde il suo potere reale perché essa diviene la porta che ci consente di cambiare casa per prendere una dimora definitiva.

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Si tratta di un mistero che nessun ragionamento umano riesce a risolvere. Tuttavia, è necessario che ci diventi ogni giorno più familiare fino al giorno in cui ci verrà pienamente rivelato nella seconda venuta di Cristo: Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è (IGv 3.2).