Il patriarca Twal parla dei conflitti in Medio Oriente come di “terribili guerre … alimentate dal commercio delle armi, che coinvolge numerose potenze internazionali” con l’assurdo che “si parla da una parte di dialogo, di giustizia, di pace e si promuove, dall’altra, la vendita delle armi ai belligeranti”. “A questi trafficanti d’armi senza scrupoli e senza coscienza diciamo: convertitevi – ha aggiunto il patriarca –. La vostra responsabilità in questa tragedia è grande e voi dovrete rispondere davanti a Dio del sangue dei vostri fratelli”.

Non è l’uso della forza militare però la soluzione: “occorre trovare quali sono le cause e le radici di questo flagello, e affrontarle. Bisogna lottare contro la povertà e l’ingiustizia, che possono costituire un terreno favorevole al terrorismo” e la risposta della Chiesa e della comunità dei credenti è il Giubileo della Misericordia. “Quando la misericordia diventa una componente dell’azione pubblica, allora riesce a condurre il mondo dalla sfera degli interessi egoistici a quella dei valori umani – ha spiegato il patriarca Twal che definisce la misericordia “atto politico per eccellenza, a condizione di considerare la politica nel suo senso più nobile, cioè la presa in carico della famiglia umana a partire dai valori etici, dei quali la misericordia è una componente fondamentale, che si oppone alla violenza, all’oppressione, all’ingiustizia e allo spirito di sopraffazione”. 

Infine quello del Patriarca è un invito alla sobrietà , a limitare gli aspetti più appariscenti delle celebrazioni a favore di un approfondimento del loro significato spirituale. Un invito a tutte le parrocchie “a spegnere per 5 minuti le luci dell’albero di Natale, in segno di solidarietà con tutte le vittime della violenza e del terrorismo” e ad offrire la Messa di Natale per le vittime e i loro familiari.