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Mafia, la nuova condanna dei Vescovi siciliani 25 anni dopo Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II in Sicilia nel 1993 |  | vescovidisicilia.org Giovanni Paolo II in Sicilia nel 1993 | | vescovidisicilia.org

“La mafia è un gravissimo peccato. E tutti i mafiosi sono peccatori: quelli con la pistola e quelli che si mimetizzano fra i colletti bianchi. Peccato è anche l’omertà. Peccato ancora più grave è la mentalità mafiosa, anche quando si esprime nei gesti quotidiani di prevaricazione”. Lo scrivono i Vescovi della Sicilia in una lettera pastorale redatta in occasione del 25/mo anniversario - ieri - della visita di Giovanni Paolo II e del suo storico anatema contro la mafia.

“Non possiamo tollerare - aggiungono i presuli - che le festività di Cristo Gesù, di Maria Madre sua e dei suoi santi degenerino in feste pseudo-religiose, in sagre profane, dove – nella cornice di subdole regie malavitose – all’autentico sentimento credente si sostituiscono l’interesse economico e l’ansia consumistica, e dove non si tributa più onore al Signore ma ai capi della mafia”.

La Conferenza Episcopale Siciliana ribadisce la scomunica per i mafiosi: “una scomunica di fatto, anche a prescindere da una scomunica di diritto: i mafiosi si autoescludono dalla comunione con il Signore”.

E' necessaria - sostengono i Vescovi dell'isola - la conversione, che può arrivare ovunque: “nel catechismo agli adolescenti, in cui anche i figli dei mafiosi devono essere coinvolti; nella celebrazione di sacramenti importanti come il Battesimo, la prima Comunione, la Cresima, anche durante i funerali di persone appartenute alla mafia. In ogni occasione, bisogna invitare gli uomini della mafia alla conversione”. “Convertitevi, la salvezza è possibile pure per voi”.

E ai Vescovi siciliani è giunto anche il messaggio di Papa Francesco, che ricorda “la profetica invettiva contro la mafia e l’appello ai mafiosi a convertirsi”. Il Pontefice incoraggia pastori e fedeli siciliani "a camminare uniti sulla via abbracciata dal Beato don Pino Puglisi e da quanti come lui hanno testimoniato che le trame del male si combattono con la pratica quotidiana, mite e coraggiosa, del Vangelo, specialmente nel lavoro educativo in mezzo ai ragazzi e ai giovani”.

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