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Migrazioni e Mediterraneo: parla il Cardinale Lopez Romero

L'Arcivescovo di Rabat ha partecipato la scorsa settimana a “Mediterraneo Frontiera di Pace”

Il Cardinale Cristobal Lopez Romero |  | Daniel Ibanez CNA Il Cardinale Cristobal Lopez Romero | | Daniel Ibanez CNA

Spagnolo, salesiano, Arcivescovo di Rabat. Anche il Cardinale Cristobal Lopez Romero ha partecipato la scorsa settimana a “Mediterraneo Frontiera di Pace”. Al porporato abbiamo chiesto un commento sulla emergenza migratoria che ora si apre dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, parlando anche di un possibile Sinodo per il Mediterraneo.

L’emergenza migratoria non importa se proviene da sud, nord, est o ovest. È sempre un fratello che bussa alla nostra porta, e nella figura di quel fratello scopriamo Cristo che come dice l'Apocalisse  “Io sono alla porta e busso" quindi da parte nostra deve essere chiaro il gesto di accoglienza, noi cristiani non possiamo chiudere le porte al fratello che è nel bisogno. Questo è un principio generale. A parte questo, ognuno ha il diritto di stabilirsi dove gli sembra meglio per la propria vita, ovviamente rispettando le regole e le leggi che ogni Paese stabilisce.  Ma dobbiamo anche  lavorare per cambiare le condizioni di ogni Paese in modo che nessuno sia costretto a emigrare per obbligo, cioè che tutti possano rimanere nel loro Paese e avere condizioni di vita dignitose. Questo è un lavoro di vasta portata, questo è cambiare il mondo, il sistema economico, questo è cambiare le leggi del mercato, che sono ciò che causa disuguaglianze economiche, conflitti, guerre ed è ciò che provoca la migrazione forzata.

Un messaggio di speranza può arrivare da questo convegno che si è svolto a Firenze?

Sì: condividere insieme l'esperienza fraterna di pregare e condividere opinioni è già un messaggio di speranza, dobbiamo essere servitori della speranza. Scoraggiarsi ed entrare in depressione sarebbe più facile, tuttavia crediamo nella speranza, speriamo in un mondo nuovo,  un nuovo cielo, una nuova terra e dobbiamo impegnarci a costruirla e incoraggiamo i giovani in questa direzione.

Possiamo aspettarci la convocazione del Papa di una assemblea speciale del Sinodo per il Mediterraneo, dopo quello per il Medio Oriente, dopo quello per il Libano? 

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Ci piacerebbe. Vediamo che ci sono ragioni per farlo. Sarebbe molto utile ma ci sono dei ritmi, non si possono fare due, tre sinodi contemporaneamente. Ma questa idea sta entrando nell'immaginario dei vescovi. E’ vero, ne stiamo parlando.

Cosa porterà in Marocco da questa esperienza? 

Mi porterò la speranza di aver incontrato le chiese che non conoscevo, quelle dei Balcani, e di aver visto che in modi molto diversi viviamo la stessa fede. Abbiamo le stesse preoccupazioni e le stesse sfide. Siamo lo stesso corpo, la stessa famiglia e l'idea di fraternità umana, di dialogo interreligioso sta guadagnando terreno. Ne esco rafforzato nelle mie convinzioni e arricchito dal contatto con le chiese che non conoscevo.