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Migrazioni, il Cardinale Bagnasco: "Non esiste una politica europea in tal senso"

Al Meeting Mediterraneo frontiera di pace, il Presidente del CCEE: finora solo proclami ed assistenzialismo

Il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo Metropolita di Genova |  | ACI STAMPA Il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo Metropolita di Genova | | ACI STAMPA

Con la visita del Papa a Bari ieri si è chiuso il Meeting “Mediterraneo frontiera di pace” organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana. ACI Stampa ha tracciato un bilancio di questi giorni con il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

Il significato principale di questo incontro è stato quello di coltivare e far crescere i rapporti tra le diverse conferenze episcopali che si affacciano sul Mediterraneo e che coinvolgono alcuni importanti Paesi dell’Europa e rilanciare, rimettere a fuoco tutti insieme il messaggio della riconciliazione e della pace che vede nel Mediterraneo un importante snodo per la sua posizione geografica e per la sua fisionomia.

La presenza del Papa a Bari. Quale spinta vi ha dato?

Quella di confermare e di rilanciare quello che è lo scopo di questo convegno mediterraneo con la sua parola, la sua presenza e la sua preghiera. Noi vescovi siamo molto lieti e molto grati di questa sua presenza che ci conferma e che da potenza a quello che è il desiderio di pace e di giustizia per tutti.

Le chiese particolari sono da sempre in prima linea, occorre adesso lo sforzo europeo a livello politico…

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Come ho detto durante le nostre riunioni qui a Bari a me pare che non esista una politica europea per quanto riguarda ad esempio le migrazioni mentre è estremamente necessario. Per creare una politica europea, che non è soltanto interesse particolare ma che è invece una politica di amplissimo raggio verso un fenomeno che segna la nostra storia di oggi e che non si fermerà l’Unione Europea deve concepirsi non solo come una unione mercantile, ma innanzi e soprattutto come una comunità e una famiglia di popoli e di nazioni. Allora all’interno di una famiglia i problemi, le situazioni complicate, le difficoltà si affrontano con uno spirito che non è solo quello di distribuire delle cose o dei compiti ma è assumere una responsabilità in solido poi ognuno fa la sua parte, ma la responsabilità è sentita unitariamente e questo mi sembra che non avvenga.

Non crede, Eminenza, che si corra il rischio di un mero assistenzialismo?

Ma certamente. Al di là dei proclami vince questo finora.

Nutre speranza per il Mediterraneo?

Sicuramente. E non solo perché è giusto avere speranza come cristiani e come uomini di buona volontà, che guardano al futuro con ottimismo giusto e necessario ma anche proprio per la storia di questa parte del mondo. Una storia fatta di incontri commerciali, di traffici, di culture, di storia, ma anche di civiltà, di religione e di religioni. E’ un crocevia forse unico nel pianeta, così variegato ma anche così capace di dialogare, di confrontarsi. Tutti i valori positivi che il Mediterraneo con la sua storia complicata e non sempre lineare conosce, questi valori devono essere recuperati, rilanciati e fermamente creduti da tutti perché non è solo un bene per il Mediterraneo e per l’Europa ma per il mondo intero.