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Muore a 82 anni il Rabbino Laras, tra i fautori del dialogo ebraico-cristiano

Rabbino Laras e Carlo Maria Martini | Il rabbino Laras con il Cardinale Carlo Maria Martini in una foto degli anni Ottanta | CEM Mondialità Rabbino Laras e Carlo Maria Martini | Il rabbino Laras con il Cardinale Carlo Maria Martini in una foto degli anni Ottanta | CEM Mondialità

Aveva festeggiato gli 80 anni il 6 aprile 2015, e in quell’occasione un lungo profilo comparso su Mosaico lo definì “Sopravvissuto”, “Uomo del Dialogo” e “Professore”. Oggi, il rabbino Giuseppe Laras, noto in ambito cattolico proprio il dialogo affrontato insieme a cardinali come Carlo Maria Martini, Gianfranco Ravasi e Dionigi Tettamanzi, è scomparso all’età di 82 anni.

Perché Laras era “sopravvissuto”, “uomo del dialogo” e “professore”?

Sopravvissuto perché nella Shoah perse la madre e la nonna, che vide scomparire davanti ai suoi occhi mentre lui fuggiva, ancora bambino.

“Uomo del dialogo” appunto per il lavoro che ha fatto nel dialogo con il cristianesimo, ma anche con l’Islam, e in particolare con il CoReIs che in questi giorni piange la scomparsa dello Shayk al Walid Pallavicini, morto  la scorsa domenica.

E quindi "professore", perché, con una laurea in giurisprudenza e una in filosofia in tasca, ha insegnato a Pavia e Milano.

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Presidente emerito e onorario dell’Assemblea Rabbinica Italiana, Laras è stato dal 1980 al 2005 Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Milano, e prima era stato rabbino capo di Ancora e di Livorno, nonché presidente del Tribunale Rabbinico di Milano.

Proprio durante i suoi venti anni da rabbino capo a Milano, Laras ha sviluppato una amicizia e un percorso insieme al Cardinale Carlo Maria Martini. Una amicizia che poi è proseguita con il Cardinale Dionigi Tettamanzi, successore di Martini a Milano. Quando il Cardinale Tettamanzi è scomparso, Laras ricordò in particolare la visita del Cardinale Tettamanzi nella Sinagoga di Milano. Fu il Cardinale Tettamanzi a nominare Rav Laras membro della sezione orientalistica dell’Accademia Ambrosiana, una delle istituzioni interne della Biblioteca Ambrosiana.

Il dialogo con il cristianesimo partiva da lontano. Già da rabbino capo a Livorno, Rav Laras aveva instaurato un ottimo dialogo con il vescovo Alberto Ablondi.

Nonostante questo, il Rabbino Laras prendeva anche posizioni forti. Suscitò scalpore nel 2010 la sua decisione di non presenziare alla visita presso la Sinagoga di Roma di Benedetto XVI, in polemica con la proclamazione delle virtù eroiche di Pio XII.

Lo scorso marzo, il rabbino Laras contestò il titolo di un convegno dell’Associazione Biblica italiana: "Israele, popolo di un Dio geloso. Coerenze e ambiguità di una religione elitaria”. In una lunga lettera aveva lamentato “la ripresa della vecchia polarizzazione tra la morale e la teologia della Bibbia ebraica e del fariseismo, e Gesù di Nazareth e i vangeli”, e criticato anche le omelie di Papa Francesco che utilizzava la stessa terminologia, nonostante i documenti della Chiesa cattolica fossero andati avanti nel dialogo.

Un uomo, insomma, non facile, con posizioni forti. Ma che, insieme al Rabbino Capo di Roma Elio Toaff, al Cardinale Augustin Bea, e anche all’attuale Rabbino Capo di Roma Di Segni, ha segnato una epoca nella storia del dialogo ebraico-cristiano.

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