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Musei Vaticani. Riaperto il Braccio Nuovo, capolavoro di “armonioso stupore”

Braccio Nuovo |  | VG, ACI Stampa
Braccio Nuovo | | VG, ACI Stampa
Braccio Nuovo |  | VG; ACI Stampa
Braccio Nuovo | | VG; ACI Stampa
Braccio Nuovo |  | Musei Vaticani
Braccio Nuovo | | Musei Vaticani
Conferenza stampa di Presentazione  |  | VG, ACI Stampa
Conferenza stampa di Presentazione | | VG, ACI Stampa
Restauro del Braccio Nuovo |  | Musei Vaticani
Restauro del Braccio Nuovo | | Musei Vaticani
Augusto, dopo il restauro |  | Musei Vaticani
Augusto, dopo il restauro | | Musei Vaticani
Restauro |  | Musei Vaticani
Restauro | | Musei Vaticani

Armonioso stupore. Cosi Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, definisce il capolavoro neoclassico italiano del Braccio Nuovo, che verrà riaperto al pubblico il prossimo 22 dicembre, nel complesso espositivo dei Musei Vaticani.

Ben 7 anni di cantiere aperto e 5 anni di lavoro effettivo. Questi i numeri del complesso restauro che ridona vita a 140 opere del Braccio Nuovo, capolavoro assoluto del neoclassicismo italiano.

Il Braccio Nuovo nasce per volontà di Papa Pio VII Chiaramonti con lo scopo di ospitare la magnifica raccolta di sculture classiche, formatasi grazie alla lungimirante politica di acquisizioni sostenuta dai pontefici.

L’incarico viene affidato a due protagonisti della scena artistica romana: Raffaele Stern, architetto dei Sacri Palazzi Apostolici, e lo scultore Antonio Canova, artefice del recupero delle opere vaticane trafugate da Napoleone. A loro è dato il compito di sovrintendere alle scelte architettoniche, iconografiche e museografiche del grandioso progetto.

Antonio Paolucci, durante la conferenza stampa di presentazione ai giornalisti, cita secondo lui l’autore più importante delle opere: Antonio Canova: “Lui ha saputo dare in queste sculture, realizzate nel 1822, ultimo anno della sua vita, il tepore della vita. Canova ritorna nella civiltà del colore veneziano, dove era nato. E’ lui che dona vita al trionfo del colore in quest’opera”.

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Il restauro delle sculture è stato diretto dal Reparto Antichità Greche e Romane, curato da Giandomenico Spinola con Claudia Valeri ed Eleonora Ferrazza, mentre il restauro architettonico è stato diretto da Micol Forti, curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XIX-XX. I restauri sono stati coordinati dal Laboratorio di Restauro Materiali Lapidei curato da Guy Devreux.

Per affrontare un’impresa così complessa è stato sostanziale il confronto con le carte d’archivio e le fonti bibliografiche, che ha richiesto un lungo studio propedeutico. Al fine di compiere in tempi ragionevoli un lavoro tanto esteso e diversificato, i Musei Vaticani hanno selezionato anche ditte esterne specializzate in diversi settori di intervento.

Lo straordinario esito estetico e conservativo è frutto di un lavoro corale che ha visto affiancarsi storici dell’arte, archeologi, restauratori, chimici e tecnologi dei materiali, architetti, ingegneri, impiantisti e operai specializzati, anche grazie alla collaborazione con i Servizi Tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Giandomenica Spinola, responsabile del restauro, commenta: “Il Braccio Nuovo è l’esito finale di una seria di ragionamenti e gusti. E’ come un libro complesso delal quale non si vogliono eliminare né libri, né pagine”.

Per l’occasione sarà pubblicato un piccolo volume con testi di Antonio Paolucci (Edizioni Musei Vaticani); è in preparazione un’opera miscellanea dedicata alle importanti novità storiche e scientifiche.