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Nigeria, la "guerra" contro i cristiani

La strage di Pentecoste ha di nuovo lanciato l’allarme della persecuzione dei cristiani in Nigeria. Un dibattito al Parlamento Europeo. Le parole di un prete ad ACS

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La strage di Pentecoste ha portato, ieri sera sul tardi, ad un dibattito al Parlamento europeo sul tema della persecuzione dei cristiani in Nigeria. In mezzora di dibattito, a tarda serata, si sono viste tutte le contraddizioni dell’Europa. Ad alcuni che esprimevano ferma condanna delle violenze, c’erano quanti negavano ogni tipo di attacco di tipo religioso, attribuendo piuttosto il conflitto tra i pastori fulani (musulmani) contro i cristiani al cambiamento climatico, che li costringe a muoversi verso i terreni dei cristiani e che fa esacerbare un conflitto.

È una tesi ardita, nel Paese dove da anni Boko Haram fa strage di cristiani, dove anche il sedicente Stato islamico è arrivato con le sue milizie, e dove gli stessi fulani si sono radicalizzati e organizzati.

Don Augustine Iwu, direttore delle comunicazioni sociali della diocesi di Ondo (dove è avvenuto l’attacco) ha rilasciato una lunga intervista ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, il quale ha sottolineato che non c’è niente di concreto riguardo gli aggressori, e che comunque lo Stato di Ondo è uno Stato pacifico, e che “è difficile credere che i musulmani locali farebbero qualcosa del genere”.

Don Iwu ha chiesto al mondo “di essere consapevole della situazione di insicurezza, non solo nel nostro Stato ora, ma nell'intero Paese, perché a questo punto l'insicurezza ha letteralmente preso il controllo della nazione. E se potessi dire qualcosa all'attuale governo, direi che non è disonorevole dimettersi quando ci si trova di fronte a una situazione che non si può gestire. Se il Paese è diventato ingovernabile, dovrebbe essere onorevole dimettersi e lasciare spazio a qualcuno che potrebbe essere in grado di gestirlo meglio. Non dobbiamo permettere che l'avidità ci guidi”.

C’è anche un appello, ancora più forte, che è quello a “non farsi giustizia da sé”. L’attacco ad Ondo, in una situazione relativamente stabile, testimonia come in realtà la radicalizzazione si sta ora diffondendo a macchia d’olio.

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Secondo l’ultimo rapporto Open Doors, che riferisce al 2021, “i cristiani uccisi per la loro fede in Nigeria sono più numerosi rispetto a quelli di qualsiasi altro Paese”, e che gli attacchi più violenti sono “condotti da Boko Haram, dai pastori militanti di etnia Hausa-Fulani, dall’ISWAP (affiliato all’ISIS) e da altri gruppi estremisti islamici”.

Secondo Open Doors, “la presidenza di Muhammadu Buhari (in carica dal 2015) ha dato un intenso incremento ai tentativi di islamizzazione del paese, incluso l’inserimento di musulmani nelle posizioni strategiche del governo del paese”.

Resta, dunque, un forte stato di tensione, con attacchi indirizzati ai cristiani che sono aumentati negli ultimi giorni. La settimana prima di Pentecoste, il capo della Chiesa metodista nigeriana con due pastori sono stati rapiti nel Sud Est del Paese, e sono stati liberati con un riscatto. La settimana ancora prima, due preti cattolici erano stati rapiti nel Katsina, nel Nord del Paese, da cui proviene il presidente Buhari.

Dal Nord, dove la situazione di violenza è ormai parzialmente endemica, si sta diffondendo anche nel Sud del Paese.

Gli abitanti della Nigeria sono al 53 per cento musulmani e al 46 per cento cristiani, di cui l’11 per cento cattolici.