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Nigeria, un vescovo rapito il 27 dicembre. Ancora nessuna notizia

Non si fermano le tensioni in Nigeria, dove un vescovo è stato rapito lo scorso 27 dicembre. È l’ultimo di una catena di rapimenti avvenuta negli ultimi 12 mesi, in un clima di tensione che hanno portato agli attacchi della vigilia di Natale

Vescovo Moses Chikwe | ll vescovo Moses Chikwe, ausiliare di Owerri, con dei fedeli al termine di una celebrazione | Arcidiocesi di Owerri Vescovo Moses Chikwe | ll vescovo Moses Chikwe, ausiliare di Owerri, con dei fedeli al termine di una celebrazione | Arcidiocesi di Owerri

Il vescovo Moses Chikwe, ausiliare dell’arcidiocesi di Owerri in Nigeria, è stato rapito nella notte del 27 dicembre insieme al suo autista, e di lui ancora non ci sono notizie. Si tratta dell’ultimo di una serie di rapimenti che hanno interessato religiosi in Nigeria negli ultimi 12 mesi. In genere, questi rapimenti sono terminati con un rapido rilascio. Del vescovo Chikwe, tuttavia, non ci sono ancora notizie.

La notizia del rapimento è stata data dall’agenzia Fides della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Dopo il rapimento, l’auto del vescovo è stata ritrovata nei pressi della cattedrale dell’Assumpta a Owerri.

In una dichiarazione, padre Zacharia Nyantisa Sanjumi, segretario generale del Segretariato Cattolico di Nigeria, ha chiesto preghiere per la rapida liberazione del vescovo Chikwe. Padre Sanjumi nota che “fino a questo momento non ci sono state comunicazioni da pare dei rapitori”.

Il rapimento del vescovo Owerri è avvenuto due settimane dopo il rapimento di padre Valentine Oluchukwu, della Congregazione dei Sons of Mary Mother of Mercy. Il religioso cattolico era stato rapito da uomini armati il 15 dicembre, mentre andava ai funerali del padre, ed è stato liberato già il 16 dicembre.

Ma i rapimenti di sacerdoti vanno avanti in Nigeria da anni, quasi sempre a fini di estorsione. A fine novembre era stato rapito padre Matthew Dajo, poi liberato il 2 dicembre. Il 30 settembre, era stato rilasciato Padre Jude Onyebadi, rapito nella sua fattoria il 26 settembre.

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In questi casi, si tratta di criminalità comune, e non della sigla jihadista di Boko Haram, che continua i suoi attacchi e che nella vigilia di Natale sono usciti per attaccare il villaggio di Pemi, nello Stato del Borno, abitato in prevalenza dai cristiani, facendo razzia di medicinali, dando alle fiamme l’ospedale e sparando indiscriminatamente sulle persone.

Quando fu Boko Haram a rapire, a inizio gennaio 2020, il sacerdote non ebbe scampo: padre Lawan Andimi fu sequestrato il 3 gennaio e ritrovato ucciso il 21 gennaio.

Il 15 dicembre l’arcivescovo Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, ha messo in luce che "il livello degli incidenti e l'apparente impunità sono diventati inaccettabili e non possono essere giustificati, per nessun motivo" e che "gli episodi di omicidi e sequestri attualmente in corso in Nigeria rappresentano ora una minaccia significativa per tutti i cittadini”.

Ad agosto, gli attacchi contro cristiani in Nigeria hanno portato la Chiesa locale a proclamare 40 giorni di preghiera. In una intervista concessa ai media locali il 21 agosto, l’arcivescovo Antonio Filipazzi, nunzio apostolico nel Paese, aveva consigliato il governo di focalizzare la sua attenzione sul proteggere i cittadini dalle varie minacce che colpiscono la nazione invece di creare antagonismo e tensioni tra cristiani e musulmani.