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Notre Dame, a Natale concerto nella cattedrale vuota. Mentre la ricostruzione…

L’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit ha stabilito un gruppo multidisciplinare per definire come gli spazi della ricostruita Notre Dame saranno gestiti

Cattedrale Notre Dame | La cattedrale di Notre Dame nella prima domenica di Avvento 2020 | Twitter @notredameparis Cattedrale Notre Dame | La cattedrale di Notre Dame nella prima domenica di Avvento 2020 | Twitter @notredameparis

Sarà in una cattedrale vuota, ma il cui cantiere per la ricostruzione continua alacremente, che il coro di Notre-Dame eseguirà il tradizionale concerto di Natale. In quello che sarà il terzo evento in cattedrale dopo l’incendio del 15 aprile 2019, mentre i ponteggi esterni sono stati rimossi, il concerto di Natale segnala che la cattedrale sta riprendendo vita. E intanto si discute su come dovrà essere la ricostruzione: se dovrà essere tutto come era prima o se ci potrà essere qualcosa di nuovo.

L’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, ha aperto all’idea di sostituire le sedie in paglia, e anche di inserire qualche vetrata più moderna in luogo delle poche che sono andate distrutte dalle fiamma. La proposta dell’arcivescovo, in realtà, si inserisce in un più generale piano di ripensamento e rivalutazione dell’edificio sacro.

“Al di là del tesoro del patrimonio che rappresenta – ha detto l’arcivescovo Aupetit – la cattedrale di Notre Dame è la manifestazione di ciò che gli uomini possono ottenere quando, spinti dal loro desiderio di unire ciò che li trascende, uniscono le loro forze e la loro intelligenza per svolgere il lavoro comune”.

Per questo, ha proseguito l’arcivescovo – “il progetto che stiamo costruendo per Notre Dame deve continuare questa storia e rendere intellegibile, per il nostro segolo, la fede che ci ha portato alla costruzione di questo capolavoro”. Ma, ha tenuto ad assicurare l’arcivescovo di Parigi, “la cattedrale ha mantenuto e manterrà costante quella che è stata la sua ragione di essere per otto secoli: la celebrazione del mistero cristiano”.

In un comunicato del 23 novembre, l’arcidiocesi di Parigi ha reso noto che l’arcivescovo già alcuni mesi fa aveva nominato “un gruppo multidisciplinare attorno a padre Gilles Drouin per un lavoro di riflessione sul futuro progetto di sviluppo della cattedrale. Infatti questa cattedrale, tutta cattolica, e per definizione aperta a tutti, accoglie ogni anno milioni di visitatori. Il futuro sviluppo liturgico e culturale mira ad accompagnare tutti i visitatori, praticanti o non credenti, in un percorso capace di avviare tutti al significato stesso di questa cattedrale: quello della celebrazione del mistero cristiano”.

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La decisione dell’arcivescovo Aupetit sembra essere una risposta a quanti hanno provocatoriamente sostenuto che la cattedrale poteva semplicemente trasformarsi in un Museo o a quanti proponevano di ricostruire la cattedrale con “un gesto architettonico contemporaneo”, vale a dire inserendo di novità nella struttura gotica che l’architetto Viollet le Duc aveva poi rimesso al mondo nel XIX secolo, dopo la crisi e l’abbandono che avevano fatto seguito alla Rivoluzione Francese. Sempre, l’arcivescovo ha rivendicato lo spazio della cattedrale come quello di un luogo di culto cattolico, sin dalla prima messa celebrata nella basilica a due mesi dall’incendio.

L’arcivescovo Aupetit ha parlato di alcune possibili innovazioni ai sacerdoti della sua diocesi, e queste comprendevo la possibilità di integrare l'arte contemporanea nella cattedrale con la sostituzione delle vecchie vetrate, ma anche con la creazione di nuovi mobili. Nella commissione, ci sono personalità ecclesiastiche come il Vicario generale dell'arcidiocesi di Parigi, Benoist de Sinety, ma anche grandi nomi del mondo culturale, come l'ex presidente del Louvre, Henri Loyrette. 

Tutto questo ha suscitato le piccate reazioni delle autorità statali, a partire da Roselyne Bachelot, ministro della Cultura, che considerato “inammissibile” l’idea di nuove vetrate” perché “il clero ha il potere di portare mobili religiosi”, ma “le vetrate non sono mobili e lo Stato è responsabile di tutte le decorazioni interne.

Roselyne Bachelot ha anche invocato la Carta di Venezia, firmata dalla Francia nel 1964, che richiede "che i monumenti storici siano restaurati nell'ultimo stato conosciuto", e sottolineato che sulla base della convenzione è “assolutamente impossibile la rimozione delle cosiddette vetrate istoriate e la loro sostituzione con opere moderne”.

L’arcivescovo Aupetit non puntava a sostituire le vetrate più famose, come la Rose du Midi, ma quelle delle grisailles, le cappelle laterali, dove sarebbero dovute andare vetrate nuove, più colorate. Il ministero dei Beni Culturali ha bocciato il progetto, ma ha concesso che “in una cappella si possano portare elementi decorativi più moderni e di attualità".

Per quanto riguarda la revisione dei mobili, l’arcivescovo Aupetit avrebbe già chiamato due specialisti (Nathali Criniere e Patrick Rimoux) per ridefinire l’illuminazione e magari cambiare le sedie in paglia.

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È curioso notare che il ministero della Cultura era invece favorevole ad un “atto contemporaneo” nella ricostruzione della guglia, ma debba rivendicare la tradizione per quanto riguarda i dettagli interni.

Tutto questo mentre Notre Dame si appresta di nuovo ad avere vita. Il coro della Cattedrale terrà nella chiesa vuota il concerto della vigilia di Natale. Mentre il grande organo della cattedrale è in restauro, i coristi – che si sono esibiti in moltissime date internazionali – saranno accompagnati da un piccolo organo che sarà portato in Basilica per l’occasione.