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P. Felice Cappello, un confessore mite e buono

60 anni fa moriva a Roma il padre gesuita, noto giurista e ricercato confessore

P. Felice Cappello SJ |  | Gesuiti.it P. Felice Cappello SJ | | Gesuiti.it

Il 25 marzo 1962 spira nella comunità dei Padri gesuiti dell'Università Gregoriana di Roma padre Felice Maria Cappello. Chi è questo sacerdote e perché merita di essere ricordato a distanza di sessant'anni dalla scomparsa?

Sacerdote, gesuita, professore di diritto canonico ed autore di un gran numero di pubblicazioni, il religioso ha speso la propria vita per la cultura e l'insegnamento. Ma se questo ne descrive l'intelligenza e la costanza nello studio, ciò che nella vita conta è sempre il cuore e questo è stato il miracolo del sacerdote: aver speso la vita per il Signore e per i fratelli.

Nato a Caviola, un paese del bellunese, il 9 ottobre 1879  fin da piccolo è bravissimo a scuola. Ancora ragazzo sentendo la vocazione al sacerdozio entra con il fratello in seminario. E' ordinato sacerdote il 20 aprile 1902.

Professore di diritto, e conseguite le lauree in Teologia, Filosofia ed Utroque iure, dopo una notte in preghiera a Lourdes, chiede di essere ammesso nella Compagnia di Gesù.

Gesuita dal 1914 è professore nel Collegio di Anagni ed in seguito a Roma presso l'Università Gregoriana.

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Da religioso è poverissimo e la sua esistenza è scandita da una intensa preghiera e da un donarsi che fa meraviglia.

Oltre all'insegnamento che assorbe parte del giorno è spesso consultato da varie Congregazioni romane per consulenze giuridiche. Su tutto dà il proprio contributo indispensabile e prezioso.

Oltre a ciò la sua esistenza è fatta di un concreto e vivo apostolato ministeriale. Per tre volte alla settimana confessa nella chiesa di Sant'Ignazio in Campo Marzio. E' ricercatissimo come confessore per la bontà e la mitezza ma soprattutto per quel suo modo di accogliere le persone.

Entrando nel tempio romano accanto alla sua tomba si può vedere il suo confessionale, muto testimone di tanta bontà.

Disponibile ed affabile visita i malati negli ospedali romani e se gli si chiede la carità vuota letteralmente quanto riceve. E' generoso e solidale con tutti. Tra i tanti episodi si racconta che alcuni lo aspettavano fuori la chiesa per avere qualcosa ed a tutti dava quanto possedeva.

Piccoli o grandi per lui non c'erano differenze: tutti ugualmente preziosi davanti agli occhi di Dio.

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Tra i moltissimi incontri si racconta che lo scrittore Curzio Malaparte, in punto di morte, volle ricevere i sacramenti dal gesuita.

Leggendo le sue lettere e quanto ha lasciato ci si accorge della profondità del proprio insegnamento data da un sincero ed autentico amore al Cristo.

Nelle indicazioni sulla vita spirituale raccomandava la preghiera e la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Consigliava di essere fedeli a poche pratiche ma sentite, in quanto il cuore della preghiera è il desiderio di stare con Dio.

Apostolo gioviale e sereno riusciva a mantenere la calma in ogni situazione confidando sempre e solo nell'aiuto di Dio.

Nel corso della sua esistenza ha dovuto affrontare diverse prove ma su tutte ha fatto brillare l'amore del Padre e quell'abbandono appreso alla scuola del Cuore di Gesù che ha tanto amato l'umanità.

Dopo una vita spesa per la fede ed il prossimo lasciò un grande rimpianto ai molti che lo avevano conosciuto. Chi fu presente negli ultimi attimi della sua vita, racconta che nel momento del trapasso il suo sguardo si illuminò, forse presagendo la gioia di quell'incontro a lungo desiderato.

Sacerdote buono ed esemplare è stato un autentico figlio di Sant'Ignazio ed innamorato del vangelo vissuto e predicato con la parola e quell'esempio che trascina.

Attualmente è in corso il processo di canonizzazione.