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"Pace a voi". III Domenica di Pasqua

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I due discepoli di Emmaus, mentre ritornano alle loro case tristi e delusi in seguito alla morte e sepoltura di Cristo, vivono un’esperienza inaspettata che fa rinascere la speranza. Cristo risorto si affianca loro e si fa riconoscere mentre spezza il pane. Ripieni di gioia fanno ritorno a Gerusalemme e annunciano agli apostoli, riuniti nel Cenacolo, la resurrezione di Cristo. A confermare la testimonianza dei due, discepoli, improvvisamente, appare Gesù stesso.

Nel vedere Gesù in mezzo a loro rimangono “stupiti e spaventati” perché credono che sia un fantasma. Il loro cuore è ancora appesantito dal dubbio e dalla paura. Questi atteggiamenti ci portano a riconoscere che gli apostoli non erano in attesa della resurrezione del Signore e, pertanto, la loro testimonianza nasce da un fatto che è realmente accaduto sotto i loro occhi. La persona che è apparsa viva è la stessa persona che era stata crocifissa e posta in un sepolcro.

L’iniziativa di mostrarsi viene da Cristo stesso. Egli si presenta e per vincere le loro resistenze compie un gesto, mostra le sue mani e i suoi piedi che presentano i segni della sua morte, e poi chiede da mangiare. San Pietro negli Atti degli Apostoli ricorderà il particolare del “mangiare” quando dichiarerà che gli apostoli hanno “mangiato e bevuto con lui [Cristo] dopo la sua resurrezione dai morti” (10.41).

Il Signore risorto rivolge, pure, un saluto ai suoi discepoli: Pace a voi. In che cosa consiste la pace che Cristo dona? Non è la garanzia di una vita tranquilla, priva di problemi, di sofferenze e di preoccupazioni. Tuttavia, il Signore che sta davanti a loro come il Crocifisso risorto, che ha superato la morte e non può più morire, testimonia ai suoi discepoli che essi non corrono il pericolo di una rovina totale. La pace di Gesù nasce dalla consapevolezza che la mia vita è protetta dalla potenza di Dio ed è nelle buone mani di Dio, che sono mani piene di amore.

Per aiutare i suoi apostoli ad accettare la realtà della sua morte e resurrezione, il Cristo risorto apre loro la mente all’intelligenza delle Scritture, così come aveva già fatto con i discepoli di Emmaus. Di quali Scritture parla il Risorto? Dell’Antico Testamento e delle profezie in esso contenute, nella quali si parla di Cristo e della sua morte.

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I discepoli dopo avere personalmente constatato che il Crocifisso vive e riconosciuto in Lui il Messia atteso, ricevono la missione di annunciare a tutte le genti la conversione ed il perdono dei peccati. A partire dall’evento della morte-resurrezione di Cristo deve convertirsi la vita di tutti: pagani, ebrei, musulmani perché tutti sono peccatori, e per tutti Gesù Cristo è la ragione del perdono. Egli è l’avvocato presso il Padre per l’uomo peccatore, è Colui che intercede e ci ottiene la misericordia. Scrive sant’Ambrogio: Egli sta presso il Padre ogni giorno per compiere ogni giorno l’opera di riscatto dai peccati. Quale speranza ha il genere umano, se non il condono delle colpe di tutti i viventi?

I discepoli non sono in grado di realizzare con le proprie sole forze questo compito immenso. Gesù annuncia loro il dono che il Padre ha promesso e che li rivestirà di potenza dall’alto: lo Spirito Santo. Sarà lo Spirito che li renderà capaci di annunziare con convinzione e con coraggio l’opera e la resurrezione di Gesù.