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Padre Spadaro racconta il Papa e i social media

Padre Antonio Spadaro SJ |  | Marco Mancini Acistampa Padre Antonio Spadaro SJ | | Marco Mancini Acistampa

Papa Francesco sta diventando sempre di più protagonista anche nel mondo dei social network, una realtà che vede in prima linea milioni di giovani, molti dei quali parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia in programma a fine luglio. Acistampa ha chiesto a Padre Antonio Spadaro - Direttore de La Civiltà Cattolica e grande esperto di social media - come coprire un evento, come la Gmg , con Papa Francesco.

I social sono già apparsi nella Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, diciamo che adesso la presenza dei social network diventa un modo differente ed anche più intenso di partecipare a questo evento perchè i giovani amano condividere le loro esperienze su Facebook, Twitter, Instagram... allora è chiaro che i giovani che verranno faranno una esperienza diretta, dal vivo che è una esperienza completa ed integrale scatterranno delle foto per vivere anche più pienamente gli eventi perchè scattare una foto significa di fatto elaborare una esperienza che si fa e poi condividerla con gli altri. Quindi ci saranno molti giovani a casa propria che vivranno la Giornata Mondiale della Gioventù non attraverso i tradizionali mezzi di comunicazione ma soprattutto attraverso la condivisione delle immagini, degli audio, dei video che faranno i loro amici. Certamente la dimensione sociale di questa Gmg sarà un evento molto importante da tenere in considerazione.

In tutto questo si inserisce Papa Francesco che sui social network sta avendo un successo veramente unico...

Francesco è un Papa digitale perchè fisico. Ha una corporeità, una fisicità che esprime molto bene con la postura del corpo, con i gesti che compie, con le espressioni del volto. Comunica profondamente il messaggio, direi che la parola sostanzialmente emerge dal gesto e allora vediamo che nei media sociali questa fisicità emerge direi quasi con prepotenza: il messaggio del Papa passa attraverso la condivisione o di immagini o anche come vediamo con Twitter di brevi messaggi. Il Papa non parla con discorsi complessi con molte subordinate, parla con un linguaggio semplice fatto di frasi costruite semplicemente e queste sono molto facilmente twittabili e condivisibili. E' un messaggio che in rete circola molto facilmente.

In un evento come la Gmg come si comunica Papa Francesco? Quali suggerimenti può dare?

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Mi sembra di poter dare almeno un suggerimento che è frutto dell'esperienza che ho dei viaggi fatti con il Papa. Non si può comunicare solo il Papa e quello che fa ma bisogna comunicare anche la relazione che stabilisce con la gente. Quindi è molto utile far vedere il Papa con una prospettiva dal basso, non semplicemente frontale o dall'alto, almeno variare a queste grandi visioni delle masse anche le immagini del suo rapporto personale anche di pochi secondi con la gente che sta accanto a lui o davanti a lui. Sarebbe molto bello avere l'immagine del Papa che lo dipinga così come è frontalmente ma che consideri anche in maniera molto forte le immagini scattate dalla gente perchè in fondo è la prospettiva dal basso che rende ragione della pastoralità del Papa. Quindi anche immagini mosse, un po' sfocate rendono bene il dinamismo della sua presenza, non rappresentare un Papa televisivo ma un Papa che si relaziona individualmente con le persone.

Quanto e come i social network sono diventati uno strumento di evangelizzazione?

Io non amo definirli strumento di evangelizzazione perchè costruiscono un ambiente. La rete non è uno strumento da usare per un fine, ma un ambiente di vita in cui si condividono le proprie riflessioni, le immagini della propria vita, si dialoga con le persone. Seguono dinamiche buone e cattive, come nella vita. Allora direi bisogna uscire dalla mentalità dell'uso del social network ed entrare in quella dell'abitare evangelicamente l'ambiente digitale. In questo caso penso che la Chiesa sia chiamata ad essere lì dove sono gli uomini: oggi gli uomini sono anche in rete quindi la Chiesa è chiamata ad essere in rete e non a usarla.