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Papa Francesco a Napoli: "Fare teologia è un atto di misericordia"

Papa Francesco a Napoli  |  | Daniel Ibanez / ACI Group
Papa Francesco a Napoli | | Daniel Ibanez / ACI Group
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Papa Francesco a Napoli | | Daniel Ibanez / ACI group

Papa Francesco torna a Napoli. Il Pontefice visita di nuovo il capoluogo campano per  partecipare e chiudere l’incontro sul tema “La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo”, promosso dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – sezione San Luigi – di Napoli. Il Papa è arrivato intorno alle ore 9 ed è stato subito accolto dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli.

Il convegno “La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo” fa parte di una serie di iniziative che la Sezione san Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale promuove dal 2016, per elaborare una teologia contestuale che discerne nell’interculturalità generata dalle migrazioni i segni dei tempi, nei quali si rivela l’attualità della parola di Dio e la presenza vivente dello spirito di Gesù di Nazareth.

E' Papa Francesco a chiudere il convegno. La seduta pubblica dell’incontro ha luogo sul piazzale antistante la Facoltà. Dopo i vari interventi della seconda giornata dei lavori, il Papa pronuncia il suo discorso. 

"Come alimentare una convivenza tollerante e pacifica che si traduca in fraternità autentica? Come far prevalere nelle nostre comunità l’accoglienza dell’altro e di chi è diverso da noi perché appartiene a una tradizione religiosa e culturale diversa dalla nostra? Come le religioni possono essere vie di fratellanza anziché muri di separazione? Queste e altre questioni chiedono di essere interpretate a più livelli, e domandano un impegno generoso di ascolto, di studio e di confronto per promuovere processi di liberazione, di pace, di fratellanza e di giustizia".

Papa Francesco apre il suo discorso ponendo a tutti i presenti queste domande.
Il Collegio Massimo della Compagnia di Gesù in Napoli, fondato nel 1552 non ha mai cessato di conferire i gradi accademici in Sacra Teologia agli studenti gesuiti. Dopo varie vicende storiche legate alla Compagnia di Gesù nel 1898 si è arrivati all’attuale sede del Collegio Massimo San Luigi a Posillipo. La Sezione San Tommaso d’Aquino, corrisponde alla Facoltà già esistente nel Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli, e la Sezione San Luigi, corrisponde alla Facultas Theologica Sancti Aloisii ad Pausilypum.

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Nel suo discorso il Papa parla subito di "teologia dell'accoglienza": "Direi che la teologia - commenta Francesco - particolarmente in tale contesto, è chiamata ad essere una teologia dell’accoglienza e a sviluppare un dialogo autentico e sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e per la custodia del creato".

"Il modo di procedere dialogico è la via per giungere là dove si formano i paradigmi, i modi di sentire, i simboli, le rappresentazioni delle persone e dei popoli - continua il Papa parlando ancora della teologia dell'accoglienza -  Giungere là come etnografi spirituali dell’anima dei popoli ― per poter dialogare in profondità e, se possibile, contribuire al loro sviluppo con l’annuncio del Vangelo del Regno di Dio, il cui frutto è la maturazione di una fraternità sempre più dilatata ed inclusiva".

Papa Francesco elenca poi "degli esempi di dialogo per una teologia dell’accoglienza": "Dialogo non è una formula magica - chiarisce il Pontefice -  ma certamente la teologia viene aiutata nel suo rinnovarsi quando lo assume seriamente, quando esso è incoraggiato e favorito tra docenti e studenti, come pure con le altre forme del sapere e con le altre religioni, soprattutto l’Ebraismo e l’Islam. Gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica".

Francesco racconta - a braccio - l'incontro di ieri pomeriggio con l'Arcivescovo dello Sri Lanka, paese colpito da attacchi terroristici il giorno di Pasqua: "Ieri il cardinale mi ha detto questo, un gruppo di cristiani voleva andare dai musulamni per ammazzarli, ma noi siamo andati lì a convincerli che noi siamo amici, questo è un atteggiamento di vicinanza e dialogo".  

Ed ecco poi gli esempi "pratici" del Papa: "Nelle facoltà teologiche e nelle università ecclesiastiche sono da incoraggiare i corsi di lingua e cultura araba ed ebraica, e la conoscenza reciproca tra studenti cristiani, ebrei e musulmani. Il dialogo può essere un metodo di studio, oltre che di insegnamento. Quando leggiamo un testo, dialoghiamo con esso e con il mondo di cui è espressione; e questo vale anche per i testi sacri, come la Bibbia, il Talmud e il Corano. Il secondo esempio è che il dialogo si può compiere come ermeneutica teologica in un tempo e un luogo specifico. Nel nostro caso: il Mediterraneo all’inizio del terzo millennio. La Pira ci direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una grande tenda di pace, dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo".

Per Francesco poi "una teologia dell’accoglienza è una teologia dell’ascolto": "Ciò significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all’oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità".

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Per il Papa occorre anche una teologia interdisciplinare: "Una teologia dell’accoglienza che, come metodo interpretativo della realtà, adotta il discernimento e il dialogo sincero necessita di teologi che sappiano lavorare insieme e in forma interdisciplinare, superando l’individualismo nel lavoro intellettuale".

Poi c'è bisogno di una "teologia in rete": "La teologia dopo Veritatis gaudium - commenta Francesco - è una teologia in rete e, nel contesto del Mediterraneo, in solidarietà con tutti i naufraghi della storia".

Qual è dunque il compito della teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo? Francesco risponde: "Innanzitutto, occorre partire dal Vangelo della misericordia, dall’annuncio fatto da Gesù stesso e dai contesti originari dell’evangelizzazione. La teologia nasce in mezzo agli esseri umani concreti, incontrati con lo sguardo e il cuore di Dio, che va in cerca di loro con amore misericordioso. Anche fare teologia è un atto di misericordia".

Papa Francesco "sogna Facoltà teologiche dove si viva la convivialità delle differenze, dove pratichi una teologia del dialogo e dell’accoglienza; dove si sperimenti il modello del poliedro del sapere teologico in luogo di una sfera statica e disincarnata. Dove la ricerca teologica sia in grado di promuovere un impegnativo ma avvincente processo di inculturazione".

Papa Francesco non si intrattiene per il pranzo come deciso in precedenza , ma farà ritorno a Roma. Lo comunica la Sala Stampa  Vaticana.

pezzo aggiornato alle ore 12e40