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Papa Francesco a Panama dal Buon Samaritano. “Qui il volto nascosto della Chiesa”

Papa Francesco a Panama | Papa Francesco arriva all'Hogar el Buen Samaritano per l'Angelus, Panama, 27 gennaio 2019 | Twitter @antoniospadaro Papa Francesco a Panama | Papa Francesco arriva all'Hogar el Buen Samaritano per l'Angelus, Panama, 27 gennaio 2019 | Twitter @antoniospadaro

Il “volto nascosto della Chiesa” è in luoghi come la Casa Hogar del Buen Samaritano, fondazione nata nel 2005 e promossa dalla Chiesa di Panama per fornire assistenza a giovani e adulti affetti dal morbo dell’HIV-AIDS, e sono privi di un sostegno familiare ed economico. Ed è lì che va Papa Francesco, per un Angelus da recitare con gli ultimi, nel luogo dove “tutti rinasciamo perché “sentiamo efficace la carezza di Dio che rende possibile sognare un mondo più umano, e, perciò, più divino”.

Papa Francesco ha celebrato messa nel Campo San Juan Pablo Segundo ha annunciato la prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona. E sono quasi finiti gli impegni, qui a Panama. Ci sarà l’incontro con i volontari, con cui Papa Francesco saluterà il Paese. Ma prima, Papa Francesco incontra gli ultimi, nel luogo dove, racconta, c’è chi dice di essere nato di nuovo. Un incontro che è l’ideale prosecuzione del “venerdì della misericordia” della GMG 2019, dedicato ai carcerati. Un incontro che, come già era successo nella GMG 2016 a Cracovia, è destinato a lasciare sul Paese delle opere di misericordia.

Sono circa una sessantina i ragazzi che attendono Papa Francesco. Non sono solo assistiti della Casa Hogar del Buen Samaritano. Vengono anche dal Centro Juan Pablo II, dell’Hogar San José e dal Kkottongnae Panama. Ognuno di questi ha una sua storia.

Detto dell’Hogar del Buen Samaritano, che sta inaugurando due nuovi centri, è da notare come gli altri centri siano rappresentativi di tutte le realtà panamensi: il centro di Orientamento e Attenzione Integrale San Juan Pablo Segundo è stato inaugurato due anni fa dall’arcidiocesi di Panama, il 18 maggio 2017, nel giorno della nascita del Papa polacco, e si impegna a sviluppare una serie di programmi diretti a persone in situazioni di vulnerabilità e accompagnarle nel processo di recupero, con un attenzione particolare per i dipendenti da droghe; l’Hogar San José è stato aperto nel 1978 dalle Missionarie della Carità, dopo una visita di Madre Teresa di Calcutta, e si prende cura di circa sessanta persone tra bambini e adulti, tutti con storie di sofferenza e di abbandono; e quindi i Fratelli di Gesù Kkottongnae, una congregazione coreana che di recente è arrivata a Panama, guidata dal sacerdote James Kim, il fratello consacrato James Yu e le religiose Lee e Kim: ha la missione di salvare le anime impegnandosi con i poveri, e Papa Francesco la visitò anche durante il viaggio in Corea del Sud del 2014, nazione tra l’altro che era una forte candidata ad ospitare questa GMG.

Sono queste quattro realtà che accolgono Papa Francesco

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“Questa casa, e tutti i centri che voi rappresentati, sono segno della vita nuova che il Signore ci vuole donare”, sottolinea Papa Francesco. E questo perché “è facile confermare la fede di alcuni fratelli quando la si vede agire ungendo ferite, sanando speranza e incoraggiando a credere”.

La rinascita, aggiunge Papa Francesco, non riguarda solo chi beneficia dei servizi delle case, ma anche “la Chiesa e la fede nascono e si rinnovano continuamente per mezzo della carità”.

La parabola del Buon Samaritano è la risposta di Gesù alla domanda “chi è il mio prossimo”, spiega che “il prossimo è soprattutto un volto che incontriamo nel cammino, e dal quale ci lasciamo muovere e commuovere”, ovvero “muovere dai nostri schemi e priorità e commuovere intimamente da ciò che vive quella persona, per farle posto e spazio nel nostro andare”.

Papa Francesco sottolinea che il Buon Samaritano lo intese così, mostrando anche che “il prossimo è prima di tutto una persona, qualcuno con un volto concreto, reale e non qualcosa da oltrepassare e ignorare, qualunque sia la sua situazione”, ed è “un volto che rivela la nostra umanità tante volte sofferente e ignorata” e che “scomoda felicemente la vita perché ci ricorda e ci mette sulla strada di ciò che è veramente importante e ci libera dal banalizzare e rendere superflua la nostra sequela del Signore”.

Il Papa nota che in quel luogo si tocca “il volto silenzioso e materno della Chiesa che è capace di profetizzare e creare casa, creare comunità”, un volto che “normalmente non si vede e passa inosservato, ma è segno della concreta misericordia e tenerezza di Dio, segno vivo della buona notizia della resurrezione che agisce oggi nella nostra vita”.

Per Papa Francesco, “creare casa è creare famiglia”, imparando a “sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici o funzionali che ci facciano sentire la vita un po’ più umana” e permettendo che “la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, indifferenti è anonimi”.

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Si tratta – aggiunge Papa Francesco – di “creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere”.

Per questo “nessuno può essere indifferente o estraneo, perché ognuno è una pietra necessaria alla sua costruzione”. Papa Francesco sottolinea che questo implica la richiesta a Dio di avere pazienza e di perdonarci, di “imparare ogni giorno a ricominciare” settanta volte sette, perché “creare relazioni forti esige la fiducia che si alimenta ogni giorno di pazienza e di perdono”, cosa che fa attuare “il miracolo di sperimentare che qui si nasce di nuovo”

Conclude Papa Francesco: “Qui tutti nasciamo di nuovo perché sentiamo efficace la carezza di Dio che rende possibile sognare un mondo più umano, e, perciò, più divino”.

Dopo l’Angelus, Papa Francesco ricorda che oggi si celebra il giorno internazionale della Commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Dice Papa Francesco: “Dobbiamo mantenere vivo il ricordo del passato e apprendere dalle pagine nere della storia per non tornare a commettere mai più gli stessi errori”.

Papa Francesco sottolinea che si deve continuare a “sforzarsi, senza stancarsi, a coltivare la giustizia, aumentare la concordia e sostenere l’integrazione, per essere strumenti di pace e costruttori di un mondo migliore”.

Papa Francesco poi esprime cordoglio per la tragedia di venerdì in Brasile, a Brumandinho, dove il 25 gennaio è crollata una diga che ha causato sette morti e 208 dispersi, e allo stato di Hidalgo in Messico, dove lo scoppio di un oleodotto ha causato 79 vittime

Papa Francesco ricorda poi la situazione in Venezuela: "Qui in Panama ho pensato molto al popolo venezuelano cui mi sento molto unito in questi giorni. Di fronte alla grave situazione, chiedo al Signore che si trovi una soluzione giusta e pacifica per la crisi", guardando al bene dei cittadini del Paese, e chiede di pregare la Madonna di Coromoto. 

Papa Francesco poi ricorda le vittime dell’attentato davanti ad una cattedrale sull’isola di Jolo, nelle Filippine, durante la Messa domenicale. Il bilancio delle vittime è di 27 morti e 77 feriti. Il Papa condanna l'atto di terrorismo, e chiede che il "Signore, della pace, converta il cuore dei violenti e conceda agli abitanti di quella regione una serena convivenza". 

Jolo è nel Mindano, regione delle dove era stata creata una Regione autonoma islamica a seguito di 50 anni di conflitto che avevano causato la morte di migliaia di vite. La regione però è stata dissolta lo scorso 25 gennaio, dopo un plebiscito del 21 gennaio che aveva invece votato per la creazione di della Regione Autonoma di Bangsamoro. L’attentato viene a seguito di questa decisione. Il Cardinale Orlando Quevedo, vescovo di Cotabato creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro del febbraio 2014, era tra quelli che si erano impegnati per il dialogo e la riconciliazione. Lo scorso 6 novembre, il Cardinale Quevedo è “andato in pensione”, sostituito da Monsignor Angelito Lampon, che veniva proprio dall’incarico di vicario apostolico di Jolo. La Conferenza Episcopale delle Filippine ha condannato in un comunicato il gesto come “atto di terrorismo”.

Papa Francesco ha anche ricordato il recente attentato ad una scuola di polizia in Colombia del 21 gennaio, e ha voluto chiamare uno per uno per nome le 21 vittime, cadetti, cui ha detto di aver pensato durante questa Giornata Mondiale della Gioventù. "Chiediamo, Signore, che trovino la pace, e che anche il popolo colombiano trovi la pace".