“Dio ha fatto l’uomo capace e desideroso di sapere e di lavorare. E di amare. “Amerai il prossimo tuo come te stesso”, non c’è altro comandamento più importante di questo, dice Gesù ai discepoli (Mc 12, 31). Ecco, i ragazzi hanno la freschezza e la forza per rilanciare i compiti fondamentali assegnati da Dio, e diventare così uomini e donne della conoscenza, dell’amore e della carità”.

Papa Francesco lo dice nel libro intervista “Dio e il mondo che verrà” curato da Domenico Agasso de La Stampa. 

Ad un anno dall’ inizio della pandemia il Papa offre le sue riflessioni per trovare il significato e la grazia nascosti in un periodo di grande sofferenza per il mondo intero. Francesco esorta a combattere il virus dell'indifferenza e dell'egoismo che ha portato il mondo vicino alla distruzione e soprattutto a coltivare con tenacia la speranza, che non risparmia dal male, ma dà la forza per affrontare gli ostacoli, anche quelli che appaiono insormontabili.

In particolare ai giovani dice: “Aprendosi all’incontro e alla meraviglia, potranno gioire per le bellezze e i doni della vita e della natura, le emozioni, l’amore in tutte le sue declinazioni. Andando sempre avanti per apprendere qualcosa da ogni esperienza, divulgando la conoscenza e amplificando la speranza insita nella giovinezza, prenderanno in mano le redini della vita e allo stesso tempo metteranno in circolo la vitalità che farà progredire l’umanità, rendendola libera. Perciò, anche se la notte sembra non abbia fine, non bisogna perdersi d’animo. E, come diceva san Filippo Neri, non dimenticare di essere allegri, il più possibile”.