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Papa Francesco, ancora parole di vicinanza per l’attentato in Egitto

Papa Francesco | Papa Francesco si affaccia dalla finestra del Palazzo Apostolico, per uno dei suoi Regina Coeli | L'Osservatore Romano / ACI Group Papa Francesco | Papa Francesco si affaccia dalla finestra del Palazzo Apostolico, per uno dei suoi Regina Coeli | L'Osservatore Romano / ACI Group

Nel giorno dell’Ascensione che “dà fiducia e sicurezza alla testimonianza cristiana nel mondo”, nonostante le persecuzioni, Papa Francesco esprime ancora la sua vicinanza a Papa Tawadros II, il patriarca copto che lui ha visitato a fine aprile in Egitto e la cui comunità è stata colpita negli scorsi giorni da un violento attentato che ha causato 35 morti, tra cui anche bambini.

Al termine del Regina Coeli, Papa Francesco ha così ricordato che le vittime dell’attentato – che è avvenuto nella zona di Menyah, a 250 chilometri dal Cairo –“sono fedeli che si recavano a un santuario a pregare, e sono stati uccisi dopo che si erano rifiutati di rinnegare la loro fede cristiana. Il Signore accolga nella sua pace questi coraggiosi testimoni, e converta i cuori dei terroristi”.

Il Papa ha ricordato anche le vittime della strage di Manchester dello scorso lunedì, “dove tante giovani vite sono state crudelmente spezzate. Sono vicino ai familiari e a quanti ne piangono la scomparsa”.

Il tutto al termine di una riflessione tutta dedicata all’Ascensione, partendo dal Vangelo di oggi la cui scena è ambientata in Galilea, dove i discepoli hanno visto il Maestro risorgere eppure sono ancora “spauriti” sebbene siano passati attraverso il “fuoco” della passione e della resurrezione. A loro, Gesù “lascia il compito di immenso di evangelizzare il mondo”.

Così – dice il Papa – “l’Ascensione di Gesù al cielo costituisce perciò il termine della missione che il Figlio ha ricevuto dal Padre e l’avvio della prosecuzione di tale missione da parte della Chiesa. Da questo momento, infatti, la presenza di Cristo nel mondo è mediata dai suoi discepoli, da quelli che credono in Lui e lo annunciano”.

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È una missione che durerà “fino alla fortezza della storia”, con la presenza costante di Gesù fino alla fine del mondo che porta “porta fortezza nelle persecuzioni, conforto nelle tribolazioni, sostegno nelle situazioni di difficoltà che incontrano la missione e l’annuncio del Vangelo”.

Così, con l’Ascensione ci ricordiamo dell’assistenza di Gesù, ma soprattutto del perché esiste la Chiesa, costituita da “tutti noi battezzati”. Esiste – dice il Papa – per “annunciare il Vangelo, solo per quello", e "anche la gioia della Chiesa è annunciare il Vangelo".

E allora “siamo invitati a comprendere meglio che Dio ci ha dato la grande dignità e responsabilità di annunciarlo al mondo, di renderlo accessibile all’umanità. Questa è la nostra dignità, questo è il più grande onore nella Chiesa!”

Come già fatto durante il viaggio a Genova, il Papa chiede di guardare al cielo e allo stesso tempo di rafforzare “i nostri passi sulla terra per proseguire con entusiasmo e coraggio il nostro cammino”. Un cammino che “non dipende prima di tutto dalle nostre forze, da capacità organizzative e risorse umane”.

Al termine della preghiera, il Papa ricorda anche che oggi è la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. “I mezzi di comunicazione sociale – ricroda - offrono la possibilità di condividere e diffondere all’istante le notizie in modo capillare; queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false; preghiamo perché la comunicazione, in ogni sua forma, sia effettivamente costruttiva, al servizio della verità rifiutando i pregiudizi, e diffonda speranza e fiducia nel nostro tempo”. Il tema della giornata di quest’anno è “Non temere perché io sono con te”.

Tra i fedeli salutati, i Comboniani che festeggiano i 150 anni dalla fondazione, i gruppi folkloristici bavaresi venuti per il pellegrinaggio per la Patrona Bavariae (che accennano qualcosa con la loro banda e in particolare i rappresentanti delle associazioni di volontariato che promuovono la donazione degli organi, "atto nobile e meritorio", e infine "i lavoratori di Mediaset Roma, con l’auspicio che la loro situazione lavorativa possa risolversi, avendo come finalità il vero bene dell’azienda, non limitandosi al mero profitto ma rispettando i diritti di tutte le persone coinvolte - e il primo è il diritto al lavoro".

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Il Papa conclude con un grande saluto ai genovesi e "un grande grazie per la calorosa accoglienza che mi hanno riservato ieri. Che il Signore li benedica abbondantemente e la Madonna della Grazia li custodisca".