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Papa Francesco, Benedetto che la tua gioia sia perfetta nell'udire la voce del Signore

L'omelia del Papa alle esequie di Benedetto XVI

Papa Francesco presiede le esequie del Papa emerito Benedetto XVI  |  | Vatican Media Papa Francesco presiede le esequie del Papa emerito Benedetto XVI | | Vatican Media

Una nebbia fitta su piazza San Pietro centomila fedeli e moltissime delegazioni internazionali per i funerali di Benedetto XVI, papa emerito per quasi 10 anni.

Papa Francesco ha presieduto la celebrazione, come ormai fa sempre, e in questo senso l'evento storico di un Papa che celebra le esequie del suo successore non c'è stato. Perché anche PioVII presiedette le esequie di PioVI morto in esilio e traslato dopo tre anni a Roma, a celebrare fu il cardinale Antonelli, e l'omelia fu tenuta da monsignor Giocchino Tosi in latino con una sinteso in francese.

Oggi invece l'omelia l'ha tenuta Papa Francesco con un "collage" di citazioni di testi di Papa Benedetto, partendo dalle ultime parole di Gesù, con il "consegnarsi nelle nelle mani di Gesù".

"«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»- dice Francesco- è l’invito e il programma di vita che sussurra e vuole modellare come un vasaio il cuore del pastore, fino a che palpitino in esso i medesimi sentimenti di Cristo Gesù".

L'omelia di Francesco è sobria e sembra impersonale e questo rientra nello stile gesuita, ma a bene guardare ci sono citazioni dalla Deus caritas est, dalla omelia nella Messa Crismale, 13 aprile 2006, e dall' omelia nella Messa di inizio del pontificato, 24 aprile 2005.

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Dice Francesco citando Benedetto:" Rimani nel cavo delle mie mani e dammi le tue”. È la condiscendenza di Dio e la sua vicinanza capace di porsi nelle mani fragili dei suoi discepoli per nutrire il suo popolo e dire con Lui: prendete e mangiate, prendete e bevete, questo è il mio corpo che si offre per voi. Dedizione orante, che si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare e l’invito fiducioso a pascere il gregge". E citando Benedetto dice: "Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza".

Mitezza, fiducia, dedizione sostenuta dallo Spirito Santo, e dice Francesco: " saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita". E aggiunge Francesco che il Pastore è consapevole "che non può portare da solo quello che, in realtà, mai potrebbe sostenere da solo e, perciò, sa abbandonarsi alla preghiera e alla cura del popolo che gli è stato affidato. È il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore". Quindi conclude: "Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. Vogliamo dire insieme: “Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito”. Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!"

Dopo la messa la bara è stata benedetta e incensata dal cardinale Re decono del sacro Colleggio, il Papa inveca ha fatto un saluto personale prima che il feretro fosse riportato in basilica, tra commozione e applausi. 

Nessun applauso alla fine della omelia, mentre uno lunghissimo c'è stato all'ingresso della bara in Piazza.