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Papa Francesco chiude la Pontificia Commissione Ecclesia Dei

Congregazione della Dottrina della Fede | Palazzo del Sant'Uffizio, sede della Congregazione della Dottrina della Fede | ACI Stampa Congregazione della Dottrina della Fede | Palazzo del Sant'Uffizio, sede della Congregazione della Dottrina della Fede | ACI Stampa

Dopo trenta anni, la Pontificia Commissione Ecclesia Dei cessa di esistere. Con un motu proprio, Papa Francesco la trasforma in un ufficio della Congregazione della Dottrina della Fede. La commissione lavorava al dialogo con il mondo tradizionalista. Un dialogo che non riguardava solo i lefevbriani, come si pensa comunemente, ma tutta la galassia di movimenti cattolici che continuare a celebrare con il rito di San Pio V. 

Nel motu proprio, Papa Francesco nota che la commissione “da oltre trenta anni” “ha assolto con sincera sollecitudine e lodevole premura al compito di collaborare coi Vescovi e coi Dicasteri della Curia Romana” nel dialogo con il mondo tradizionalista, prima solo con i lefevbriani, poi, dopo il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, anche con istituti e comunità religiose che avevano aderito alla forma straordinaria del rito romano”.

La Pontificia Commissione era stata riorganizzata, scrive ancora Papa Francesco, con il motu proprio Ecclesiae Unitatem del 2009, “al fine di renderla più adatta alla nuova situazione venutasi a creare con la remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati senza mandato pontificio”, e l’ha legata alla Congregazione della Dottrina della Fede perché, dopo la liberalizzazione del rito antico, le questioni della Commissione erano considerate “di natura prettamente dottrinale”.

Il motu proprio spiega anche che “poiché la Feria IV della Congregazione per la Dottrina della Fede del 15 novembre 2017 ha formulato la richiesta che il dialogo tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X venga condotto direttamente dalla menzionata Congregazione”.

Decisione approvata dal Papa un udienza al prefetto, il Cardinale Luis Ladaria, il 24 gennaio, e accolta dalla sessione plenaria della Congregazione della Dottrina della Fede del 23 – 26 gennaio.

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Papa Francesco dunque, “prendendo atto che le finalità e le questioni trattate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sono di ordine prevalentemente dottrinale” e “desiderando che tali finalità si rendano sempre più evidenti alla coscienza delle comunità ecclesiali”, ha deliberato che la commissione viene soppressa e che “i compiti della Commissione in parola sono assegnati integralmente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in seno alla quale verrà istituita una apposita Sezione impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta dalla soppressa Pontificia Commissione Ecclesia Dei”.

Anche le questioni amministrative, incluso il bilancio della Commissione, rientrano nella contabilità ordinaria della Congregazione.

Un articolo dell'Osservatore Romano, commentando la decisione di Papa Francesco, ha spiegato che "mutano le condizioni e le circostanze, ma il dialogo continua con la Fraternità Sacerdotale San Pio X", e che "non si tratta quindi una sopressione tour court, ma di una trasferimento di competenze, visto che l'asse principale su cui verrà impostata l'attività si è ristretto alla sfera dottrinale". 

L'arcivescovo Guido Pozzo, finora presidente della Commissione, è stato nominato sovrintendente dell'economia della Cappella Musicale Pontificia, che Papa Francesco ha oggi accorpato all'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. 

Tra quanti erano favorevoli ad una chiusura di Ecclesia Dei, proprio la Società Sacerdotale San Pio X, i cosiddetti lefevbriani dal nome del vescovo Marcel Lefevbre che fondò il movimento e poi causò lo scisma ordinando quattro vescovi senza l’autorizzazione di Roma.

Papa Francesco ha teso più volte la mano alla SSPX. In particolare, per l’Anno Santo Straordinario della Misericordia, Papa Francesco ritenne canonicamente valide le confessioni e i matrimoni celebrati dalla Fraternità, ed era un passo di riconciliazione. Confessioni e matrimoni hanno bisogno di una particolare autorizzazione per essere considerati validi, ed era rimasto un cono d’ombra sulla eventuale validità dei sacerdoti lefevrbiani. Era il 2015.

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In quello stesso anno, era arrivato il via libera dell’arcivescovo di Buenos Aires, il Cardinale Aurelio Poli, perché i lefevbriani venissero registrati dal governo dell’Argentina come “associazione diocesana”, mentre a un grande pellegrinaggio della Fraternità di San Pio X è stato permesso di celebrare l’Eucarestia nella Basilica di Lourdes. Sempre in quell’anno, Bernard Fellay, allora superiore della Fraternità, era stato nominato dalla Santa Sede giudice di prima istanza in un caso di abusi che coinvolgeva un membro della Fraternità.

Dopo la nomina del nuovo superiore della Fraternità, don Davide Pagliarani, i colloqui sono proseguiti. Don Pagliarani è stato il 22 novembre in dialogo con il Cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, e al termine del dialogo si è stabilito, ancora una volta, che i problemi sono di tipo dottrinale, come aveva sostenuto un comunicato della stessa Fraternità.