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Papa Francesco: "Come i Magi adoriamo Dio e non il nostro io"

"Con i Magi, alzando lo sguardo al cielo, anche noi oggi ci domandiamo: Dov’è colui che è nato? Qual è, cioè, il luogo in cui possiamo trovare e incontrare il nostro Signore?"

La messa dell'Epifania |  | Alan Koppschall La messa dell'Epifania | | Alan Koppschall

"Con i Magi, alzando lo sguardo al cielo, anche noi oggi ci domandiamo: Dov’è colui che è nato? Qual è, cioè, il luogo in cui possiamo trovare e incontrare il nostro Signore?". Inizia con questa domanda l'omelia di Papa Francesco nella Solennità dell’Epifania del Signore. Il Pontefice ha celebrato questa mattina la Santa Messa nella Basilica di San Pietro.

Oggi è anche il giorno dell'annuncio del calendario liturgico, proclamazione della Pasqua, che quest'anno cade il 9 aprile.

"Dall’esperienza dei Magi, comprendiamo che il primo “luogo” in cui Egli ama essere cercato è l’inquietudine delle domande", dice Francesco spiegando il primo luogo.

"Nei Magi all’inizio c’è questo: l’inquietudine di chi si interroga. Abitati da una struggente nostalgia di infinito, essi scrutano il cielo e si lasciano stupire dal fulgore di una stella, rappresentando così la tensione al trascendente che anima il cammino delle civiltà e l’incessante ricerca del nostro cuore. Quella stella, infatti, lascia nel loro cuore proprio una domanda: Dov’è colui che è nato?", sottolinea il Papa nell'omelia.

Francesco spiega: "Ogni giorno il clima che respiriamo offre dei “tranquillanti dell’anima”, dei surrogati per sedare la nostra inquietudine e spegnere queste domande: dai prodotti del consumismo alle seduzioni del piacere, dai dibattiti spettacolarizzati fino all’idolatria del benessere; tutto sembra dirci: non pensare troppo, lascia fare, goditi la vita! Spesso cerchiamo di sistemare il cuore nella cassaforte della comodità, ma se i Magi avessero fatto così non avrebbero mai incontrato il Signore. Dio, invece, abita le nostre domande inquiete; in esse noi «lo cerchiamo così come la notte cerca l’aurora... Egli è nel silenzio che ci turba davanti alla morte e alla fine di ogni grandezza umana".

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Poi, per Papa Francesco, il secondo luogo in cui possiamo incontrare il Signore "è il rischio del cammino". "Gli interrogativi, anche quelli spirituali, possono infatti indurre frustrazione e desolazione se non ci mettono in cammino, se non indirizzano il nostro movimento interiore verso il volto di Dio e l bellezza della sua Parola", dice il Papa.
Francesco cita Benedetto XVI. "Il loro pellegrinaggio esteriore – ha detto Benedetto XVI – era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore".

"Così è anche per la nostra fede: senza un cammino continuo e un dialogo costante con il Signore, senza ascolto della Parola, senza perseveranza, non può crescere. Non basta qualche idea su Dio e qualche preghiera che acquieta la coscienza; occorre farsi discepoli alla sequela di Gesù e del suo Vangelo, parlare con Lui di tutto nella preghiera, cercarlo nelle situazioni quotidiane e nel volto dei fratelli", continua il Papa.

Per il Pontefice "la fede non cresce se rimane statica; non possiamo rinchiuderla in qualche devozione personale o confinarla nelle mura delle chiese, ma occorre portarla fuori, viverla in costante cammino verso Dio e verso i fratelli".

Infine, dopo l’inquietudine delle domande e il rischio del cammino, il terzo luogo in cui incontrare il Signore è "lo stupore dell’adorazione". "A nulla serve attivarci pastoralmente se non mettiamo Gesù al centro, adorandolo. Lì impariamo a stare davanti a Dio non tanto per chiedere o fare qualcosa, ma solo per sostare in silenzio e abbandonarci al suo amore, per lasciarci afferrare e rigenerare dalla sua misericordia. Ci manca la preghiera di adorazione, abbiamo perso il coraggio di andare avanti con il rischio del cammino. Come i Magi, prostriamoci, arrendiamoci a Dio nello stupore dell’adorazione. Adoriamo Dio e non il nostro io; adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere", conclude infine il Papa la sua omelia.