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Papa Francesco, custodite fede, unità e verità

La omelia della messa per la comunità del Myanmar a Roma

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Il vostro paese “è segnato dalla violenza, dal conflitto, dalla repressione, ci domandiamo: cosa siamo chiamati a custodire?” La domanda di Papa Francesco apre la sua omelia nella messa celebrata presso l’Altare della Cattedra, nella Basilica Vaticana, per la comunità dei fedeli del Myanmar residenti a Roma.

Il Papa ha celebrata la liturgia della settima domenica di Pasqua visto che in Vaticano come in molti paesi la solennità dell’ Ascensione si è celebrata come vuole la tradizione giovedì scorso. 

Commentando il Vangelo il Papa ha detto: “Dobbiamo custodire la fede per non soccombere al dolore e non precipitare nella rassegnazione di chi non vede più una via d’uscita” e  “custodire la fede è tenere lo sguardo alto verso il cielo mentre sulla terra si combatte e si sparge il sangue innocente. È non cedere alla logica dell’odio e della vendetta, ma restare con lo sguardo rivolto a quel Dio dell’amore che ci chiama ad essere fratelli tra di noi”.

Per questo serve la preghiera, che non è una fuga ma “l’unica arma che abbiamo per custodire l’amore e la speranza in mezzo a tante armi che seminano morte”. Nessun ripiegamento quindi su se stessi.

C’è poi da custodire l’ unità, contro la  malattia mortale della divisione: “La sperimentiamo nel nostro cuore” e i tanti altri contesti e i “piccoli conflitti che ci sono tra di noi si riflettono poi nei grandi conflitti, come quello che vive in questi giorni il vostro Paese. Quando gli interessi di parte, la sete di profitto e di potere prendono il sopravvento, scoppiano sempre scontri e divisioni. L’ultima raccomandazione che Gesù fa prima della sua Pasqua è l’unità. Perché la divisione viene dal diavolo che è il divisore”.

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Il Papa parla anche di fraternità: “so che alcune situazioni politiche e sociali sono più grandi di voi, ma l’impegno per la pace e la fraternità nasce sempre dal basso: ciascuno, nel piccolo, può fare la sua parte. Ciascuno può impegnarsi a essere, nel piccolo, un costruttore di fraternità, a essere seminatore di fraternità, a lavorare per ricostruire ciò che si è spezzato invece che alimentare la violenza. Siamo chiamati a farlo, anche come Chiesa: promuoviamo il dialogo, il rispetto per l’altro, la custodia del fratello, la comunione! E non lasciamo entrare nella Chiesa la logica dei partiti, la logica che divide, la logica che mette al centro ognuno di noi, scartando gli altri. Questo distrugge: distrugge la famiglia, distrugge la Chiesa, distrugge la società, distrugge noi stessi".

Infine si deve custodire la verità che “non significa difendere delle idee, diventare guardiani di un sistema di dottrine e di dogmi, ma restare legati a Cristo ed essere consacrati al suo Vangelo”.  E non si deve piegare “il Vangelo alle logiche umane e mondane”. 

E aggiunge Papa Francesco: “ A volte, noi cristiani cerchiamo il compromesso, ma il Vangelo ci chiede di essere nella verità e per la verità, donando la vita per gli altri. E dove c’è guerra, violenza, odio, essere fedeli al Vangelo e artigiani di pace significa impegnarsi, anche attraverso le scelte sociali e politiche,
rischiando la vita. Solo così le cose possono cambiare. Il Signore non ha bisogno di gente tiepida: ci
vuole consacrati nella verità e nella bellezza del Vangelo, perché possiamo testimoniare la gioia del
Regno di Dio anche nella notte buia del dolore e quando il male sembra più forte.”.

Infine il Papa ha detto: “voglio portare sull’altare del Signore le sofferenze del vostro popolo e pregare con voi perché Dio converta i cuori di tutti alla pace. La preghiera di Gesù ci aiuti a custodire la fede anche nei momenti difficili, a essere costruttori di unità, a rischiare la vita per la verità del Vangelo. E non perdete la speranza: Gesù ancora oggi prega il Padre e intercede per tutti noi, perché ci custodisca dal maligno e ci liberi dal potere del male”.

 

 

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