Il tempo che precede il Natale ci chiama tutti a domandarci: io, che cosa attendo nella mia vita?, qual è il desiderio grande del mio cuore? E anche voi, con le vostre canzoni, fate emergere o riemergere nell’animo di tanta gente questa sana tensione così umana. In fondo, è Dio che ha messo questo desiderio, questa sete nel nostro cuore. E Lui ci viene incontro su questa strada”. Lo ha detto il Papa incontrando i promotori, gli organizzatori e gli artisti del Concerto di Natale in Vaticano, che avrà luogo domani nell’Aula Paolo VI. Il ricavato sarà devoluto a favore della Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes e della Fondazione salesiana Missioni Don Bosco Valdocco Onlus.

Dio - ha ricordato Francesco - “viene dove c’è fame e sete di pace, di giustizia, di libertà, di amore. Quest’anno, sulle orme di San Francesco d’Assisi, ho riproposto il presepe come segno semplice e mirabile del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio: siamo di fronte a un mistero sconcertante nella sua umiltà. Dio è imprevedibile e continuamente fuori dai nostri schemi. Una tale provocazione è un invito costante a non inorgoglirci e a saper cogliere quella forza disarmante in ogni piccolo gesto di buona volontà”.

“Questo vale ancora di più per chi come voi – ha sottolineato il Pontefice - opera a stretto contatto con i giovani, ed esercita un certo influsso sul loro modo di pensare e di comportarsi. Siamo tutti chiamati a costruire un villaggio globale dell’educazione, dove chi lo abita genera una rete di relazioni umane, le quali sono la migliore medicina contro ogni forma di discriminazione e di isolamento. In questo villaggio, l’educazione e l’arte si incontrano attraverso i linguaggi della musica e della poesia, della pittura e della scultura, del teatro e del cinema”.

Ogni espressione “della creatività umana” - ha concluso - può trasformarsi in canale “di fraternità e di pace tra i popoli della famiglia umana, come pure di dialogo tra le religioni”.