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Papa Francesco: Gesù è il centro della missione, la sobrietà il volto

L'angelus guidato da Papa Francesco in Piazza San Pietro  |  | Daniel Ibañez/ Aci Group L'angelus guidato da Papa Francesco in Piazza San Pietro | | Daniel Ibañez/ Aci Group

Qual è lo stile missionario che chiede Gesù? Il Papa lo ha spiegato oggi commentando le letture del giorno prima della recita della preghiera mariana dell’ Angelus in Piazza San Pietro.

Gesù, spiega Francesco, chiama i discepoli ad “una sorta di “tirocinio” di quello che saranno chiamati a fare dopo la Risurrezione del Signore con la potenza dello Spirito Santo”. La missione ha un centro e un volto. Il centro è Gesù: “L’andare e l’operare dei Dodici appare come l’irradiarsi da un centro, il riproporsi della presenza e dell’opera di Gesù nella loro azione missionaria”.  E ovviamente tutti sono chiamati ad essere testimoni del Vangelo di Cristo: “ E anche per noi questa missione è autentica solo a partire dal suo centro immutabile che è Gesù. Non è un’iniziativa dei singoli fedeli né dei gruppi e nemmeno delle grandi aggregazioni, ma è la missione della Chiesa inseparabilmente unita al suo Signore. Nessun cristiano annuncia il Vangelo “in proprio”, ma solo inviato dalla Chiesa che ha ricevuto il mandato da Cristo stesso”.

Il volto dello stile missionario è la povertà dei mezzi, la sobrietà. Il suo equipaggiamento risponde a un criterio di sobrietà. “Il Maestro li vuole liberi e leggeri, senza appoggi e senza favori, sicuri solo dell’amore di Lui che li invia, forti solo della sua parola che vanno ad annunciare” , cioè “non manager onnipotenti, non funzionari inamovibili, non divi in tournée”. Il Papa cita alcuni santi di Roma di cui, dice, sono il vescovo. Da san Gaspare del Bufalo a San Filippo Neri e Santa Francesca Romana.

E c’è anche da considerare il “modo in cui viene accolto il messaggio: può infatti accadere di non essere accolti o ascoltati. Anche questo è povertà: l’esperienza del fallimento. La vicenda di Gesù, che fu rifiutato e crocifisso, prefigura il destino del suo messaggero. E solo se siamo uniti a Lui, morto e risorto, riusciamo a trovare il coraggio dell’evangelizzazione”.

Il Papa conclude la sua riflessione con la preghiera a Maria perché “ci aiuti a portare nel mondo il messaggio del Vangelo in una esultanza umile e radiosa, oltre ogni rifiuto, incomprensione o tribolazione”.

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